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Chi ruba al supermercato non può essere condannato penalmente

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(@angelo-greco)
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Esaminiamo l’evoluzione della giurisprudenza riguardo i furti nei supermercati e la tenuità del reato. Scopriamo le recenti decisioni della Corte di Cassazione.

In un precedente articolo abbiamo spiegato che, con l’introduzione della cosiddetta Riforma Cartabia sulla giustizia civile e penale, il taccheggio al supermercato non è più punibile. E questo perché il furto, anche se commesso con violenza sulle cose (come appunto nel caso di taccheggio), rientra nel perimetro della nuova «particolare tenuità del fatto», un istituto che, riformato proprio dalla riforma, consente di non subire alcuna condanna penale, salvi solo gli effetti civili (e quindi l’obbligo di risarcimento del danno). Ebbene, quanto avevamo detto è ora confermato dalla Cassazione che, con una recente sentenza [1], ha dichiarato che chi ruba al supermercato non può essere condannato penalmente. 

Cerchiamo di comprendere il senso di questa pronuncia e le conseguenze per chi verrà trovato a rubare sugli scaffali di negozi, bar, supermercati e qualsiasi altro esercizio commerciale.

Cos’è la particolare tenuità del fatto?

L’articolo 131-bis del codice penale stabilisce che non si può punire penalmente chi è imputato di un reato punito, nel minimo edittale, con la pena non superiore a due anni di reclusione e/o con la pena pecuniaria. Ciò però a condizione che il suo comportamento non sia abituale e che le conseguenze della condotta non abbiano generato un rilevante danno alla vittima o un pericolo per la collettività. Insomma, la non punibilità scatta solo se – come dice la norma stessa – il fatto è “tenue” tenuto conto di tutti gli aspetti concreti della vicenda.

Non più una condanna automatica dunque, ma una valutazione più sfaccettata e completa del reato: è questo il nuovo approccio adottato dalla legge e recepito dai giudici. Ma cosa significa esattamente? Quali sono le implicazioni per chi commette un furto in un supermercato? E come viene valutata la tenuità del reato? Queste sono domande fondamentali che meritano una risposta approfondita.

Cosa significa essere prosciolto per tenuità del fatto?

Essere prosciolto per tenuità del fatto significa che, nonostante la commissione di un reato, il tribunale può ritenere che le circostanze e le conseguenze del reato siano di particolare leggerezza. Recentemente, la Corte di Cassazione ha stabilito che questo può applicarsi anche ai casi di furto nei supermercati: il furto con violenza sulle cose – quale appunto è il taccheggio – rientra infatti nei parametri della particolare tenuità del fatto essendo punito con una pena detentiva non superiore a due anni di reclusione.

In ogni caso, nonostante il proscioglimento dall’accusa, la fedina penale del colpevole resta macchiata e la vittima può agire nei suoi confronti per chiedergli i danni.

Cosa ha deciso la Cassazione in questo caso?

Nel caso specifico, la Cassazione ha annullato la condanna di un uomo che aveva rubato dalla scaffalatura di un supermercato, dopo aver rimosso l’etichetta adesiva del prezzo. Gli Ermellini hanno spiegato che la valutazione della tenuità del fatto richiede un’analisi complessa che tenga conto delle modalità del reato, dell’entità del danno o del pericolo e di altre caratteristiche specifiche del caso. Tali valutazioni vanno fatte caso per caso dal giudice. 

Come si effettua la valutazione della tenuità del fatto?

La valutazione della tenuità del fatto, come specificato dall’articolo 131-bis del codice penale, richiede una considerazione equilibrata di tutte le peculiarità del caso concreto. Questo comprende una valutazione delle modalità del reato, dell’entità del danno o del pericolo causato alla vittima, e non solo di quelle che riguardano l’entità dell’aggressione al bene giuridico protetto.

 
Pubblicato : 12 Maggio 2023 06:00