Chi non ha mai lavorato ha diritto a una pensione?
Anche senza aver mai versato contributi, esistono sostegni come l’assegno sociale e la pensione di invalidità civile. Scopri le condizioni e i benefici previsti dalla legge.
La pensione rappresenta una sicurezza economica per la vecchiaia. Ma cosa succede a chi non ha mai versato contributi all’Inps? Chi non ha mai lavorato ha diritto a una pensione?
Lo Stato italiano ha messo in atto diverse misure di sostegno per garantire un reddito minimo a chi è in condizioni di povertà o di salute tali da non potersi mantenere da solo. E questo perché la nostra Costituzione è improntata al principio di solidarietà e, pertanto, viene incontro ai meno fortunati.
Ma procediamo con ordine e vediamo come avere una pensione senza contributi, cosa spetta a chi è povero, disabile o comunque in condizioni di indigenza.
Si ha diritto a una pensione se non si è mai lavorato?
La risposta, come si potrebbe intuire, è negativa. Chi non ha mai lavorato non può avere una pensione. È la conseguenza del nostro sistema pensionistico che eroga i trattamenti previdenziali (appunto le pensioni sulla base di quanti contributi sono stati versati durante la vita lavorativa.
Attualmente, per avere diritto a una pensione, è necessario aver versato almeno 20 anni di contributi, 15 in certi casi, o 5 anni per una pensione di vecchiaia a 71 anni. Chiaramente a versare i contributi per i lavoratori dipendenti è il datore di lavoro. Invece professionisti e autonomi devono provvedere da soli ad aprire una propria posizione previdenziale e a versare i relativi contributi per la vecchiaia.
Cosa succede se il datore di lavoro non ha versato i contributi?
Il dipendente che si accorge che il proprio datore di lavoro non gli ha versato i contributi può denunciarlo quando le somme non versate all’Inps superano 10mila euro: in tal caso infatti la condotta integra un reato. In ogni caso ha l’onere di attivarsi entro cinque anni per segnalarlo all’Inps ed evitare così la prescrizione del proprio diritto alla ricostruzione della posizione previdenziale.
Se il lavoratore fa la comunicazione all’Inps dell’omesso versamento dei contributi non perde il periodo previdenziale rimasto scoperto. Se invece il termine risulta decorso l’interessato può richiedere la costituzione di una rendita vitalizia. La procedura è tuttavia complessa e lunga: bisogna, infatti, dimostrare – con prova scritta avente data certa – che c’è stato un rapporto di lavoro continuativo, il pagamento periodico dello stipendio, l’entità dello stesso.
Resta fermo l’obbligo del risarcimento del danno da parte del datore di lavoro.
Per maggiori informazioni su questi aspetti leggi Datore di lavoro non versa i contributi: che fare?
Cosa prevede lo Stato per chi non ha una pensione?
Per coloro che non hanno mai lavorato o non hanno raggiunto i contributi minimi, lo Stato ha previsto l’assegno sociale, una misura di sostegno per chi si trova in condizioni di bisogno.
L’assegno sociale, noto in passato come “pensione sociale”, è un beneficio per chi:
- ha almeno 67 anni;
- risiede in Italia (con residenza effettiva e dimora abituale);
- ha un reddito inferiore ai limiti stabiliti, che per il 2023 sono 6.542,51 euro per le persone sole e 13.085,02 euro per i coniugati.
L’importo dell’assegno sociale per il 2023 è di 503,27 euro al mese, per un totale annuo di 6.542,51 euro. Si ha diritto a tale cifra solo se il proprio reddito è pari a zero. Viceversa, in presenza di un reddito (che, come detto, non deve superare 6.542,51 euro), dall’ammontare dell’assegno sociale deve essere sottratto l’importo del reddito stesso.
La formula è la seguente: 6.542,51 – reddito personale.
Ad esempio, con un reddito di 2.000 euro, l’assegno annuo sarebbe di 4.542,51 euro, o circa 350 euro al mese.
A cosa ha diritto chi è disabile?
Per chi ha problemi di salute ed è portatore di una disabilità, la pensione di invalidità civile per chi, oltre alle difficoltà economiche, ha problemi di salute che limitano la sua capacità lavorativa.
Tale pensione è destinata a invalidi civili, ciechi e sordi e non va confusa con altri tipi di pensioni o assegni per invalidità. L’importo e i limiti di reddito vengono aggiornati annualmente. Tuttavia, al raggiungimento dei 67 anni, questa pensione si trasforma in assegno sociale.
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