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Chi non deve pagare l’imposta di successione?

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(@angelo-greco)
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Quali sono i casi di esenzione dall’imposta di successione, termini di pagamento e sanzioni per chi non versa le somme all’Agenzia delle Entrate.

Una volta presentata la dichiarazione di successione, l’Agenzia delle Entrate determina l’ammontare dell’imposta di successione dovuta dagli eredi e lo comunica loro mediante la notifica di un «avviso di liquidazione». A quanto punto è frequente chiedersi se chi non ha ancora deciso se accettare o meno l’eredità o chi invece vi ha già rinunciato è tenuto comunque a versare il tributo. Chi non deve pagare l’imposta di successione? Vediamo cosa dice la normativa fiscale sul punto.

Entro quanto tempo arriva la richiesta di pagamento dell’imposta di successione?

L’Agenzia delle Entrate deve notificare l’avviso di liquidazione dell’imposta di successione entro 3 anni dalla data di presentazione della dichiarazione di successione principale o da quella modificativa.

Il termine è però di 5 anni in caso di omessa dichiarazione.

L’avviso di liquidazione inviato in ritardo è nullo per intervenuta decadenza e può essere contestato.

Una volta notificato l’avviso di liquidazione, il diritto a riscuotere l’imposta, dal momento in cui è definitivamente accertata, si prescrive in 10 anni.

A chi viene notificata la richiesta di pagamento dell’imposta di successione?

Come noto, è solo con l’accettazione dell’eredità che si diventa eredi e, come tali, responsabili dei debiti del defunto e di quelli pendenti sulla massa dei beni caduti in successione. Prima di tale momento si è semplici “chiamati all’eredità” (ossia “eredi potenziali”) e, pertanto, non obbligati.

Questa regola però trova un’eccezione proprio nel caso dell’imposta di successione. Difatti, sono obbligati al pagamento gli eredi e i legatari cui l’Agenzia delle Entrate notifica l’avviso di liquidazione.

Tuttavia, finché l’eredità non è accettata, sono obbligati al pagamento anche i chiamati all’eredità che non vi hanno rinunciato che ne rispondono nei limiti dei beni ereditari di cui sono in possesso.

Dunque ben può, chi non ha ancora accettato l’eredità, ricevere la richiesta di pagamento dell’imposta da parte del fisco. E, in quel caso, sarebbe tenuto a versarla, salvo poi chiedere la restituzione in caso di successiva rinuncia.

In ogni caso, per togliere ogni margine di dubbio, l’Agenzia delle Entrate può chiedere al tribunale la fissazione di un termine per l’accettazione dell’eredità (cosa che quasi mai avviene, limitandosi l’ufficio a inviare l’avviso di liquidazione a tutti coloro che risultano essere eredi o potenziali tali sulla base della dichiarazione di successione).

Come non pagare l’imposta di successione?

Per non versare l’imposta di successione bisogna essere tempestivi e rinunciare all’ereditànel più breve tempo possibile, prima cioè che l’Agenzia delle Entrate notifichi l’avviso di liquidazione. E difatti chi rinuncia all’eredità non deve pagare l’imposta di successione.

Ricordiamo anche che colui che ha già rinunciato all’eredità non deve neanche presentare la dichiarazione di successione: una ragione in più per adottare questa decisione al più presto.

Chi non deve pagare l’imposta sulle successioni?

A ben vedere, la categoria dei soggetti tenuti a versare l’imposta di successione è molto più ampia di quanto appena detto. E difatti il sistema di tassazione, cui si applicano una serie di franchigie, fa sì che per le successioni di modesto valore, i parenti stretti siano tutti esonerati dal tributo. Cerchiamo di comprendere meglio chi deve pagare l’imposta di successione e a quanto ammonta.

Nel caso di successione tra ascendenti (padre, figlio, nonni, nipoti, ecc.), l’imposta di successione è dovuta solo se il valore dell’eredità è superiore a 1 milione di euro(cosiddetta “franchigia”). In tal caso, l’aliquota è del 4% ma si applica solo sul valore che eccede il milione. Quindi, ad esempio, su un’eredità del valore di un milione e mezzo di euro, l’imposta è del 4% su 500mila euro.

Dunque, non è soggetto all’imposta di successione, l’ascendente che riceve meno di 1 milione di euro.

Tuttavia, se il beneficiario è disabile ai sensi della legge 104, la franchigia si eleva a 1,5 milioni.

Nel caso di successione tra fratelli e sorelle, l’imposta è dovuta solo sulla parte eccedente 100.000 euro (franchigia). Il tal caso l’aliquota è del 6%. Anche in questo caso, però, se l’erede è disabile, la franchigia sale a 1,5 milioni di euro.

Nel caso di successione tra parenti fino al quarto grado, l’aliquota è del 6% ma non ci sono franchigie (salvo sempre il caso di portatori di handicap).

Quando invece la successione riguarda altri eredi, l’aliquota è dell’8%.

Quanto tempo per pagare l’imposta di successione?

I destinatari dell’avviso di liquidazione devono eseguire il pagamento entro 60 giorni dalla data in cui è stato notificato tramite Mod. F24 pagabile presso l’Agente della riscossione, banche o uffici postali.

In caso di ritardato pagamento, sono dovuti gli interessi di mora nella misura del 2,5% per ogni semestre compiuto dalla scadenza.

Per importi non inferiori a 1.000 euro, è possibile chiedere il pagamento a rate versando:

  • un importo non inferiore al 20% dell’imposta entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso di liquidazione;
  • l’importo rimanente in un numero di 8 rate trimestrali o, per importi superiori a 20.000 euro, in un numero massimo di 12 rate trimestrali.

Sulle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi, calcolati dal primo giorno successivo al pagamento del 20%.

Le rate scadono l’ultimo giorno di ciascun trimestre.

Cosa succede se non si paga l’imposta di successione?

In caso di mancato pagamento dell’imposta di successione, l’Agenzia delle Entrate iscrive a ruolo il proprio credito e poi delega Agenzia Entrate Riscossione del recupero. L’Esattore notifica una cartella di pagamento maggiorata degli interessi, della sanzione per omesso versamento e dell’aggio della riscossione.

Il mancato pagamento della somma pari al 20% dell’imposta entro il termine di 60 giorni o di una delle rate entro il termine di pagamento della rata successiva comporta la decadenza dalla rateazione e l’importo dovuto, dedotto quanto versato, è iscritto a ruolo con relative sanzioni e interessi.

 
Pubblicato : 18 Dicembre 2023 16:45