Chi dichiara una persona incapace di intendere e volere?
Incapacità: cos’è e chi la stabilisce? L’atto o il matrimonio contratto dall’incapace può essere annullato? Che cos’è l’incapacità naturale e come funziona?
Per la legge, gli atti compiuti da una persona incapace di intendere e di volere non sono validi e possono essere annullati. L’incapacità può essere momentanea (è il caso di chi agisce in preda ai fumi dell’alcol, ad esempio) oppure accertata in maniera permanente dai giudici, con la conseguenza che ogni atti compiuto deve ritenersi annullabile. Con questo articolo vedremo chi dichiara una persona incapace di intendere e volere.
Secondo l’ordinamento giuridico italiano, l‘incapacità può essere giudiziale o naturale, a seconda che sia stata o meno dichiarata da un giudice. Inoltre, ci sono soggetti legalmente incapaci, cioè che, per espressa previsione di legge, non possono validamente stipulare contratti: è il caso dei minorenni. Se l’argomento t’interessa e vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: vedremo insieme chi dichiara una persona incapace di intendere e volere.
Incapacità di intendere e di volere: cos’è?
Una persona è capace di intendere e di volere quando è in grado di percepire la realtà esterna e di determinarsi agendo (o reagendo) in maniera cosciente.
Detto in altri termini, un individuo è capace di intendere e di volere se:
- riesce a comprendere ciò che gli accade intorno;
- ha il controllo dei propri stimoli e impulsi ad agire, anche in conseguenza a ciò che percepisce dall’esterno.
Di conseguenza, possiamo definire l’incapacità d’intendere e di volere come lo stato (più o meno transitorio) di minorazione delle facoltà psichiche in cui si trova chi non è in grado di comprendere il significato del proprio comportamento e di determinarsi di conseguenza.
Capacità di intendere e di volere: perché è importante?
La capacità d’intendere e di volere è a dir poco fondamentale, visto che, secondo la legge, gli atti compiuti dall’incapace non sono validi.
Ad esempio, il Codice civile [1] dice che è annullabile il matrimonio contratto da un soggetto incapace di intendere o di volere. Ugualmente, sono annullabili tutti i contratti stipulati da chi, al momento della conclusione, non era in grado di intendere o di volere (ad esempio, perché ubriaco) oppure era stato dichiarato interdetto o inabilitato [2]. È annullabile anche il testamento redatto dall’incapace.
Ma non solo: l’incapace non è nemmeno imputabile penalmente, nel senso che non può essere punito chi non era in grado di intendere e di volere al momento della commissione del reato [3].
Incapacità: chi la dichiara?
È il giudice a dover dichiarare una persona incapace di intendere e di volere. Ciò accade, in genere, quando si fa ricorso per la nomina di un tutore, di un curatore o di un amministratore di sostegno a favore della persona interdetta, inabilitata o bisognosa d’aiuto perché impossibilitata, anche solo momentaneamente, a provvedere a sé.
Il giudice, valutata la condizione in cui si trova il soggetto per cui viene richiesta la dichiarazione d’incapacità, anche grazie all’aiuto di un consulente medico, decide quale tipo di tutela fornire al soggetto che, a causa della sua patologia mentale, non è completamente autonomo, stabilendo:
- l’interdizione per le patologie più gravi;
- l’inabilitazione per i casi in cui il soggetto è parzialmente in grado di intendere e di volere;
- l’amministrazione di sostegno quando l’assistenza deve limitarsi solamente al compimento di alcuni atti (ad esempio, il ritiro della pensione, ecc.).
Tutti gli atti compiuti dall’incapace senza l’assistenza del tutore, del curatore o dell’amministratore di sostegno sono invalidi e, quindi, annullabili.
Incapacità naturale: cos’è?
Quella vista sinora è l’incapacità giudiziale, in quanto accertata con provvedimento incontrovertibile del giudice. Può però accadere che un soggetto, completamente sano di mente, sia temporaneamente incapace di intendere e di volere al momento del compimento di un determinato atto. Si pensi a chi, completamente ubriaco, firmi un contratto con cui vende la casa oppure contragga matrimonio.
In casi del genere si parla di incapacità naturale, nel senso che il soggetto è, di fatto, non in grado di intendere e di volere, pur essendo sano di mente. Insomma: l’incapacità naturale è un’incapacità non patologica, derivante da un’alterazione passeggera delle facoltà mentali.
Anche in questa ipotesi, l’atto compiuto dall’incapace naturale è invalido; l’annullabilità va sempre dichiarata dal giudice, il quale deve accertare che, nel momento in cui è stato compiuto l’atto, il soggetto era incapace di intendere e di volere.
Toccherà ovviamente a chi chiede l’annullamento dimostrare tale stato d’incapacità, oltre che:
- il danno derivante dall’atto;
- la malafede della controparte, la quale quindi si è approfittata dello stato d’incapacità dell’altro [4].
In assenza di questi due elementi, lo stato d’incapacità naturale è insufficiente ad annullare un contratto, mentre lo è per invalidare il matrimonio.
Incapacità legale: che cos’è?
Come anticipato in apertura, esistono poi dei soggetti che sono “legalmente incapaci” pur essendo sanissimi e non avendo alcuna patologia mentale: è il caso dei minorenni che, per legge, non possono validamente concludere alcun contratto.
Cos’è l’interdizione legale?
Inoltre, patiscono una limitata incapacità anche i condannati per alcuni reati, quando per essi è prevista l’interdizione legale.
Per la precisione, la legge [5] stabilisce l’interdizione automatica in caso di passaggio in giudicato della sentenza che condanna alla pena detentiva dell’ergastolo o alla reclusione per un tempo non inferiore ai cinque anni.
L’interdizione legale è un provvedimento di carattere sanzionatorio che discende da una sentenza di condanna, e ne deriva come effetto automatico.
L’interdizione giudiziale analizzata qualche paragrafo fa, invece, è disposta con provvedimento del giudice, a seguito del quale un soggetto, abituale infermo di mente, viene dichiarato incapace di provvedere ai propri interessi.
Pertanto, mentre l’interdizione giudiziale è una forma di “protezione” del soggetto incapace, ed è disposta dall’autorità giudiziaria al fine di predisporre un’adeguata forma di tutela per il beneficiario, l’interdizione legale ha natura sanzionatoria che scaturisce da una condanna penale.
Mentre l’interdetto giudiziale è colpito da un’incapacità totale e assoluta, in quanto egli non può compiere gran parte degli atti di natura personale o patrimoniale, l’interdetto legale ha solamente una diminuzione della propria capacità, limitata agli atti di natura patrimoniale.
L’interdetto legale conserva quindi una piena capacità di agire relativamente agli atti di natura personale, e quindi può sposarsi, riconoscere un figlio e fare testamento. Sono invece invalidi solo gli atti di natura patrimoniale.
Per il compimento degli atti non di ordinaria amministrazione, deve essere nominato un tutore che manterrà il proprio ufficio sino all’espiazione completa della pena del condannato.
Incapacità penale: chi la dichiara?
Anche l’incapacità di intendere e di volere rilevante ai fini del procedimento penale viene accertata e dichiarata dal giudice il quale, dopo aver nominato un perito, deve valutare se, al momento in cui fu commesso il fatto, il colpevole era effettivamente in grado di comprendere le proprie azioni.
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