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Chi decide la legge marziale?

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(@carlos-arija-garcia)
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A chi spetta imporre delle restrizioni e consegnare la gestione dell’ordinamento legislativo ai tribunali militari? È un’ipotesi praticabile in Italia?

La legge marziale è un sistema di governo che annulla il normale ordinamento giuridico, cioè l’insieme delle leggi che regolano la vita di uno Stato, quando c’è una situazione di particolare emergenza, come una guerra o un serio e grave rischio di disordine pubblico. Vengono, dunque, stabiliti attraverso la legge marziale dei provvedimenti speciali che limitano i diritti civili del popolo e che mette nelle mani dei tribunali militari il potere giudiziario. Ma chi decide la legge marziale? Può essere introdotta dal singolo Capo di Stato o ci deve essere l’approvazione dei legittimi rappresentanti dei cittadini, cioè del Parlamento?

L’esperienza, anche quella più recente, dice che la legge marziale viene decisa dal Capo dello Stato in cui viene introdotta.

L’esempio dell’Ucraina lo conferma: lo stesso giorno dell’invasione russa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’ha proclamata nell’intero Paese ed il Parlamento di Kiev l’ha più volte prorogata durante il conflitto.

Dal canto suo, il leader del Cremlino, Vladimir Putin, ha fatto altrettanto nelle quattro regioni ucraine annesse unilateralmente alla Russia dopo il referendum organizzato dallo stesso Putin a ottobre 2022. Mosca si è riservata la possibilità di estendere la legge marziale anche ad altri territori della Federazione russa, compresa la Capitale.

Ma nel corso del XX secolo, la legge marziale è stata applicata più volte in diversi Stati e sempre dalla figura che li governava. In Italia, durante la Seconda guerra mondiale, Benito Mussolini la impose nel 1943 per evitare eventuali ribellioni o fughe collettive, oltre che per rinfoltire le truppe della Repubblica Sociale.

A quell’epoca, venne imposta la legge marziale anche in Spagna, durante la guerra civile del 1936-39 e fino al 1948, quando il dittatore Francisco Franco era al potere già da una decina di anni.

Altri casi più recenti sono quelli di:

  • Polonia, tra il 1981 e il 1983, per reprimere l’opposizione scatenata dal sindacato di Lech Walesa, Solidarnosc;
  • Cina, nel 1989, per reprimere la tristemente famosa rivoluzione di piazza Tienanmen;
  • Thailandia, nel 2014, in seguito al colpo di Stato militare;
  • Armenia e Azerbaigian, nel 2020, durante la guerra del Nagorno Karabakh;
  • Myanmar (l’ex Birmania), dal 2021 e tuttora in vigore dopo il colpo di Stato militare.

Quando viene applicata la legge marziale?

Come abbiamo visto, nella maggior parte dei casi la legge marziale viene applicata per:

  • un conflitto bellico in atto, come in Armenia o in Azerbaigian e, prima ancora, come nei casi decisi da Mussolini e da Franco;
  • una rivolta interna, come nel caso della Cina o della Polonia;
  • un golpe militare, come in Thailandia o in Myanmar;
  • un attacco esterno, come in Ucraina.

Tuttavia, la legge marziale può essere applicata per fronteggiare qualsiasi stato di emergenza che richieda eccezionali esigenze di ordine pubblico, come ad esempio una catastrofe naturale.

Che succede durante la legge marziale?

La legge marziale sospende la maggior parte delle norme (in alcuni Paesi, tutte) vigenti in tempo di pace. Il più delle volte, comporta, per motivi di ordine pubblico e di sicurezza nazionale:

  • la sospensione di alcuni diritti fondamentali, tipo quello alla libera circolazione o alla riservatezza;
  • l’inasprimento delle pene previste per i reati e, in certi casi, l’introduzione della pena di morte;
  • il controllo dell’amministrazione di giustizia, anche ordinaria, da parte dei tribunali militari.

La legge marziale può essere applicata di nuovo in Italia?

In teoria, la legge marziale potrebbe essere applicata anche in Italia. Si tratta, però, di un’ipotesi piuttosto remota, poiché la nostra Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali [1].

Sempre la Costituzione stabilisce che, in tempo di guerra, i tribunali militari hanno la giurisdizione stabilita dalla legge, mentre in tempo di pace hanno giurisdizione soltanto per i reati militari commessi da appartenenti alle Forze armate [2].

Infine, nell’eventualità di un conflitto armato, la durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra [3].

Un possibile stato di guerra dovrebbe essere deciso dalle Camere, secondo la Costituzione [4], per poi essere dichiarato ufficialmente dal presidente della Repubblica. Il Parlamento conferirebbe al Governo i poteri opportuni per modificare l’ordinamento legislativo qualora lo ritenesse necessario.

Da non dimenticare che la Costituzione vieta il ricorso alla pena di morte sia in tempo di pace sia in caso di guerra [5].

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Pubblicato : 27 Febbraio 2023 15:30