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Chi bestemmia può essere licenziato?

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(@angelo-greco)
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Bestemmia sul luogo di lavoro: può essere motivo di licenziamento?

La bestemmia, intesa come offesa rivolta alla divinità, non costituisce più un reato come lo era una volta, ma un semplice illecito amministrativo, punito con la sanzione pecuniaria da 51 a 309 euro. Ai fini però disciplinari, negli ambienti di lavoro, quale peso può avere tale comportamento? Chi bestemmia può essere licenziato?

La Cassazione ha detto che il comportamento del dipendente deve essere integro e non danneggiare l’immagine dell’azienda. Questo esclude il ricorso al turpiloquio e alle espressioni fortemente volgari o offensive. Ma il fatto che un comportamento sia illecito non significa per forza che debba essere sanzionato con il licenziamento. Esistono infatti altre sanzioni disciplinari (il richiamo scritto, la multa, la sospensione dal lavoro) che possono essere adottate quando il fatto non è particolarmente grave alla luce della vicenda concreta.

Sul punto non si rinvengono ancora pronunce della Cassazione che abbiano deciso in merito alla legittimità del licenziamento per bestemmia sul luogo di lavoro. Tuttavia, dall’esame dei principi generali enunciati dalla stessa Corte e da alcune indicazioni fornite dai tribunali di primo e secondo grado, possiamo già trarre delle linee guida sull’argomento.

Quando si può licenziare il dipendente per giusta causa?

Il licenziamento per giusta causa deve essere l’ultima spiaggia: la sanzione più grave da adottare solo quando il rapporto di lavoro di fiducia tra datore e dipendente non può più essere recuperato. Questo implica una valutazione della gravità della condotta nel caso specifico. C’è tuttavia da dire che tale valutazione può essere fatta a priori:

  • dal regolamento aziendale che potrebbe vietare determinati comportamenti;
  • dal contratto collettivo nazionale che, di norma, indica le sanzioni disciplinari per specifici comportamenti. Il datore di lavoro non può adottare una sanzione più severa di quella indicata dal CCNL a meno che il caso concreto non presenti ipotesi di particolare gravità che esorbitano la stessa previsione del contratto collettivo.

Sanzioni per bestemmie sul lavoro

Il fatto che il licenziamento sia confinato solo alle ipotesi più gravi non esclude che il datore possa adottare sanzioni differenti nei confronti di chi bestemmia sul lavoro come:

  • il rimprovero verbale;
  • l’ammonimento scritto;
  • la multa, non superiore a 4 ore;
  • la sospensione dal servizio e dalla retribuzione per un massimo di 10 giorni;
  • il trasferimento a un differente reparto o unità produttiva.

Solo quando la bestemmia si inserisce in un contesto generale più grave il datore può intimare il licenziamento. Di tanto parleremo meglio nei due seguenti paragrafi.

Quando la bestemmia sul lavoro può essere considerata grave?

La bestemmia fuori dal luogo di lavoro non può avere implicazioni sul contratto. E questo perché la Cassazione ha detto che solo i fatti penalmente rilevanti – quelli cioè che integrano un reato – possono determinare un licenziamento, sempre che siano connotati da particolare gravità.

Concentriamoci piuttosto sulla bestemmia sul luogo di lavoro.

Alla luce di quanto detto sopra, per decidere la sanzione disciplinare da adottare nei confronti di un dipendente bisogna innanzitutto verificare se la condotta da questi posta in essere è contemplata dal regolamento aziendale o dal CCNL.

In caso contrario, bisognerà fare una valutazione “caso per caso” e verificare se l’illecito mina irrimediabilmente al rapporto di fiducia che lega le parti. Questa valutazione va fatta con estremo rigore e cautela perché solo le condotte più gravi possono condurre al licenziamento.

Questo comportamento può assumere diverse connotazioni:

  • manifestazione di dissenso o frustrazione: in alcuni casi, la bestemmia può essere utilizzata come espressione di sfogo in situazioni di tensione o stress lavorativo;
  • offesa verso i colleghi o i superiori: la bestemmia può assumere un carattere offensivo quando rivolta ad altri soggetti presenti sul luogo di lavoro, ledendo la loro sensibilità religiosa o creando un clima di tensione;
  • mancanza di rispetto verso l’ambiente lavorativo o verso i colleghi appartenenti a una determinata fede religione: la bestemmia, in quanto espressione scurrile, può essere considerata un segno di maleducazione e di scarsa professionalità, incompatibile con il decoro e l’immagine aziendale.

La bestemmia sul lavoro può portare a un licenziamento?

A tal fine bisogna considerare una serie di elementi come:

  • contesto in cui si è verificato l’episodio: la bestemmia pronunciata in un contesto pubblico o davanti a terzi avrà un peso maggiore rispetto a un episodio circoscritto ad un ambito privato;
  • precedenti: la reiterazione di comportamenti offensivi o la presenza di precedenti sanzioni intenzionalità della condotta: a volte può anche scappare una parolaccia senza che ciò denoti una morale discutibile o un’indole ribelle;
  • presenza di ulteriori circostanze che possano rendere più grave la bestemmia come nel caso in cui questa si accompagni a offese, ingiurie o minacce nei confronti di un altro collega o di un superiore.

Ecco, dinanzi a tali circostanze, ben potrebbe scattare il licenziamento e non per la bestemmia in quanto tale ma per la condotta nel suo complesso considerata. Ciò che più conta, infatti, ai fini della validità del licenziamento è il danno all’azienda e la personalità del lavoratore che possa determinare la presunzione che questi potrebbe non compiere più il rapporto di lavoro per come si deve.

Conclusioni

In definitiva, la bestemmia in luogo di lavoro può eccezionalmente essere motivo di licenziamento, ma la legittimità del recesso datoriale dipenderà da una valutazione attenta e ponderata di diversi fattori, tenendo conto del contesto lavorativo, della gravità dell’offesa e del complessivo rapporto di lavoro.

 
Pubblicato : 5 Marzo 2024 10:00