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Che succede se non si cambia la residenza?

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(@paolo-remer)
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Omessa dichiarazione del trasferimento in altro Comune o del mutamento di indirizzo nello stesso Comune: quali conseguenze per chi non comunica il suo nuovo recapito?

Ti sei trasferito in un’altra città ma, preso dal trasloco, dalla sistemazione della casa e da altri mille impegni, non hai ancora provveduto a variare il tuo indirizzo di recapito al Comune. Che succede se non si cambia la residenza?

Qualcuno omette apposta di comunicare il nuovo indirizzo, temendo di essere raggiunto da notifiche giudiziarie o tributarie e da altre comunicazioni sgradite, come le diffide legali o le richieste di pagamenti. Diciamola tutta: c’è chi non facendo il cambio spera di non farsi trovare. Ma, come ti spiegheremo fra poco, questo metodo non funziona ed è anche controproducente.

Per altri invece è una semplice dimenticanza, specialmente se il trasferimento avviene nella medesima città anziché in un diverso Comune, e si mantengono contatti con l’abitazione di provenienza, in cui continuano a vivere i propri familiari.

Eppure il cambio di residenza andrebbe sempre comunicato, e in tempi brevi, perché le conseguenze per chi omette questo adempimento possono essere molto serie. Vediamo di preciso che succede se non si cambia la residenza.

Residenza e domicilio: differenza

La residenza è il luogo in cui una persona ha la «dimora abituale», cioè vive stabilmente: così l’articolo 43 del Codice civile la definisce, distinguendola dal domicilio, che è il luogo in cui la persona «ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi».

Quindi il domicilio può essere scelto a propria discrezione (ad esempio, individuandolo presso il proprio ufficio o azienda), mentre la residenza coincide con il luogo dove si abita stabilmente. Insomma: si può decidere liberamente dove andare a vivere, ma poi bisogna comunicarlo. Vediamo come e quando.

Quando c’è obbligo di cambiare residenza?

Il cambio di residenza è obbligatorio quando si varia la «dimora abituale»: dunque in tutti i casi in cui lo spostamento non è occasionale e momentaneo, o comunque transitorio (ad esempio, andando nella casa al mare per i mesi estivi).

Residenza: a cosa serve?

L’iscrizione nelle liste anagrafiche della popolazione residente serve a collegare un determinato soggetto con il Comune di riferimento e con il territorio di competenza di tutte le Pubbliche Amministrazioni, centrali e locali. L’indirizzo di residenza è un dato che molti soggetti, pubblici e privati, sono interessati a conoscere: dal Fisco ai creditori.

In concreto, la residenza serve per individuare l’Azienda sanitaria competente e quindi per la scelta del medico di base e del pediatra per i figli, per essere iscritti nelle liste elettorali, per beneficiare di determinate prestazioni assistenziali e sociali erogate dal Comune e dalla Regione.

La residenza comporta anche obblighi fiscali, soprattutto per il pagamento delle tasse ed imposte locali: l’Imu sugli immobili, la tassa sui rifiuti e anche il bollo auto, che è un tributo di competenza regionale.

La provincia di residenza è importante anche al fine di calcolare correttamente la tariffa della polizza assicurativa Rc auto (il premio da pagare dipende dalla rischiosità della zona).

Cambio di residenza: entro quando va fatto?

Il cambio di residenza va comunicato all’Ufficio Anagrafe del Comune di riferimento entro 20 giorni dalla data del trasferimento. Questo vale non solo se si va ad abitare in un Comune diverso ma anche quando si cambia indirizzo rimanendo nel medesimo Comune.

Attualmente la maggior parte dei Comuni italiani consente di fare il cambio di residenza online, in alternativa alla tradizionale presentazione della dichiarazione allo sportello.

Quanto tempo ci vuole per cambiare la residenza?

Dopo la dichiarazione resa dall’interessato, il Comune, tramite la polizia municipale, entro i successivi 45 giorni verifica con un sopralluogo, se effettivamente l’interessato abita lì, altrimenti il cambio di residenza si considera fittizio e mai realmente avvenuto.

Quindi il mutamento dell’iscrizione nel registro dell’anagrafe della popolazione residente ha effetto immediato, dalla data della dichiarazione – che entro 48 deve essere inserita nel circuito telematico, se non viene compilata direttamente online – ma può essere revocato in seguito, in caso di reiterato esito negativo dei controlli dei vigili che non hanno trovato nessuno nell’abitazione di riferimento (leggi come funziona il controllo sul cambio di residenza).

Questi controlli vengono intensificati nelle località turistiche e di vacanza, dove il fenomeno delle false residenze è frequente, soprattutto per sfuggire al pagamento dell’Imu: infatti l’abitazione principale è esente, mentre sulle seconde case bisogna versare il tributo. La veridicità, o falsità, della residenza può essere stabilita anche in base ai dati dei consumi delle utenze di luce e gas, ai quali i Comuni possono accedere interpellando i gestori dei servizi (leggi “Falsa residenza: come fa il Comune a scoprirlo?“).

Conseguenze e rischi per chi non cambia residenza

Le conseguenze per chi non cambia la residenza sono serie e pregiudizievoli. In particolare, quando il cittadino risulta irreperibile presso la propria residenza per più di un anno, il Comune, se dalle ricerche svolte non accerta la sua effettiva dimora nel territorio, lo cancella dalle liste anagrafiche della popolazione residente, e questo comporta l’impossibilità di ottenere la carta di identità ed altri documenti di riconoscimento che indicano la residenza, la tessera elettorale (con conseguente perdita del diritto di voto) ed i certificati anagrafici.

Inoltre, si perde il diritto all’assistenza sanitaria, che, come abbiamo detto, è collegata alla Asl territorialmente competente in base al luogo di residenza, fatte salve le prestazioni ospedaliere e urgenti, che prescindono dalla residenza: quindi niente medico di famiglia, a meno che non si ottenga una dimora temporanea (leggi come avere il medico di base senza residenza).

Infine, in assenza di una valida residenza le notifiche giudiziarie, legali e fiscali verranno effettuate mediante deposito dell’atto nella casa comunale e affissione nell’albo pretorio (ora consultabile telematicamente in quasi tutti i Comuni italiani). Le raccomandate verranno depositate presso l’Ufficio postale e si considereranno validamente notificate per “compiuta giacenza” anche se l’interessato non ha ritirato la lettera.

Quali sanzioni per chi non cambia residenza?

Non formalizzare il cambio di residenza può comportare l’irrogazione di sanzioni amministrative. Ad esempio, il mancato aggiornamento della residenza sulla carta di circolazione del veicolo comporta una multa da 363 a 1813 euro e il ritiro del libretto: lo prevede l’articolo 94 del Codice della strada.

Le sanzioni più importanti sono quelle fiscali. In particolare:

  • si perdono le agevolazioni sull’acquisto della prima casa se il cambio non avviene entro 18 mesi dalla data del rogito di compravendita: entro tale termine, infatti, bisogna trasferire la residenza nel Comune ove è ubicato l’immobile comprato con il bonus fiscale (non necessariamente in quell’appartamento), a meno che non si dimostri che in quel territorio c’è la propria sede lavorativa; così l’Agenzia delle Entrate recupererà la differenza d’imposta non pagata, più una sanzione del 30% dell’importo (per approfondire leggi “Benefici prima casa: cosa succede se non si cambia residenza“);
  • il Comune recupererà l’Imu dovuta dal proprietario o possessore dell’immobile ma che non vi abita stabilmente e dunque non può beneficiare dell’esenzione prevista per l’abitazione principale; applicherà, inoltre, gli altri tributi dovuti, come la Tari e il canone idrico.

Omesso cambio di residenza: è reato?

L’omesso cambio di residenza può integrare il reato di falso in atto pubblico – delitto previsto e punito dall’articolo 483 del Codice penale – soltanto quando si traduce in un comportamento positivo, cioè in dichiarazioni mendaci rese sul proprio luogo di residenza. Ciò può avvenire anche mediante un’autocertificazione, se non si indica la residenza vera ed attuale al momento della dichiarazione. Per maggiori dettagli leggi: “Cosa succede se dichiaro residenza falsa“.

In genere queste condotte vengono poste in essere da chi vuole beneficiare illecitamente di determinate agevolazioni legate al luogo di residenza (e in tal caso il reato di falso potrebbe concorrere con quello di truffa in danno dello Stato o di altro Ente pubblico, o con quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche), oppure cerca di rendersi irreperibile indicando una falsa residenza, in realtà fittizia e inesistente.

 
Pubblicato : 5 Luglio 2023 07:30