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Che succede ai lavoratori se l’azienda viene venduta?

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(@angelo-greco)
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Cessione aziendale ed effetti sui rapporti di lavoro in essere: assunzione o licenziamento? Che fine fa il TFR?

La cessione di un’azienda può suscitare preoccupazioni tra i dipendenti riguardo al proprio futuro professionale. Che fine fanno i contratti di lavoro in essere e gli eventuali crediti? Chi pagherà il TFR? La progressione di carriera e l’anzianità contributiva vengono conservate?

In questo articolo vedremo che succede ai lavoratori se l’azienda viene venduta, quali sono i doveri del vecchio datore e quali quelli del nuovo. Ma procediamo con ordine.

Dopo la cessione dell’azienda il rapporto di lavoro prosegue?

A norma dell’art. 2112 del Codice civile, nel momento in cui un’azienda viene trasferita ad un’altra i contratti di lavoro con i dipendenti proseguono senza interruzioni con il nuovo datore di lavoro. Ciò significa che il lavoratore mantiene tutti i diritti personali ed economici acquisiti sotto la precedente gestione. In pratica, il suo rapporto di lavoro non può subire mutamenti.

Secondo la Corte di Cassazione (sentenza n. 9545, 8 settembre 1999), il rapporto di lavoro continua senza interruzioni e invariato con il nuovo proprietario (cessionario). Questo significa che i lavoratori mantengono tutti i diritti acquisiti durante il rapporto con il precedente datore di lavoro (cedente).

I lavoratori devono acconsentire al trasferimento al nuovo titolare?

In caso di cessione d’azienda, i lavoratori non devono dare il loro consenso per il trasferimento dei loro rapporti di lavoro al nuovo titolare. Questo è stato chiarito in diverse sentenze della Cassazione, tra cui la n. 1382 del 19 gennaio 2018 e la n. 14670 del 30 luglio 2004.

Il consenso del lavoratore è necessario, come vedremo a breve, in caso di cessione del contratto di lavoro (cosa diversa dalla cessione dell’azienda).

Quali diritti sono garantiti ai lavoratori dopo la cessione?

I lavoratori hanno il diritto di mantenere tutte le posizioni lavorative che hanno già acquisito natura di diritti soggettivi. Questo non include aspettative o situazioni non ancora trasformatesi in diritti.

Chi paga gli stipendi arretrati dopo il trasferimento d’azienda?

Se il rapporto di lavoro è ancora in essere al momento del trasferimento d’azienda, il nuovo datore di lavoro (cessionario) è responsabile per il pagamento degli stipendi arretrati non ancora versati dal precedente datore. Si deve trattare di crediti già maturati e che sussistono prima del trasferimento o al momento del trasferimento dell’azienda.

In questo modo si ha una responsabilità solidale: in buona sostanza il dipendente può agire indifferentemente tanto contro il vecchio quanto contro il nuovo datore di lavoro. In pratica, al primo e naturale debitore (il cedente) è aggiunto un secondo debitore (il cessionario) con la conseguenza che il lavoratore è doppiamente tutelato, a prescindere da quelli che sono stati i patti tra le due aziende al momento della vendita.

Il lavoratore può consentire al solo cedente la possibilità di liberarsi dalle obbligazioni derivanti dal rapporto di lavoro, stipulando con lui un accordo transattivo davanti ad una delle sedi protette (sindacati o Ispettorato del lavoro).

Il cessionario rimane responsabile nei confronti del lavoratore a prescindere dal fatto che sia stato informato dal precedente datore di lavoro dei crediti maturati dal lavoratore o abbia avuto la possibilità di desumerli dalle risultanze dei libri aziendali.

Che fine fanno i contributi previdenziali in caso di cessione di azienda?

Se, al momento della cessione dell’azienda, il vecchio datore di lavoro non aveva versato i contributi al dipendente, di questi è responsabile il solo cedente. A norma di legge, infatti, i debiti esistenti al momento del trasferimento, contratti dal cedente nei confronti degli istituti previdenziali, riguardano solo il venditore senza alcuna estensione di responsabilità all’acquirente.

La solidarietà tra cedente e cessionario dunque è limitata ai soli crediti di lavoro del dipendente e non è estesa ai crediti di terzi (cioè gli enti previdenziali).

Che fine fa il TFR in caso di cessione di azienda?

Vediamo ora chi è tenuto a pagare il TFR in caso di cessione di azienda. Ci sono due orientamenti sostenuti dalla Cassazione:

  • secondo una prima tesi, l’unico soggetto responsabile è l’acquirente, anche per il periodo alle dipendenze del precedente datore di lavoro. Il debitore infatti è il titolare dell’impresa al momento della risoluzione del rapporto (quindi il cessionario), poiché solo in tale momento matura (ed è esattamente determinabile nel suo importo) il diritto del lavoratore al TFR;
  • secondo un altro orientamento, bisogna distinguere: a) per la quota di TFR maturata fino alla data del trasferimento d’azienda, il cedente e il cessionario in solido; b) per la quota maturata successivamente al trasferimento, il cessionario in modo esclusivo.

Quali sono le differenze tra trasferimento d’azienda e cessione del contratto di lavoro?

Il trasferimento d’azienda differisce dalla cessione del contratto di lavoro. Nella cessione del contratto, il consenso del lavoratore è essenziale e indispensabile; esso può essere prestato contestualmente o successivamente alla cessione, ma anche in via preliminare, all’atto dell’assunzione.

Invece, nel trasferimento d’azienda, il consenso del lavoratore non è necessario.

Nella cessione del contratto il contenuto del suddetto contratto rimane invariato, ma cambia solo la figura del datore di lavoro.

 
Pubblicato : 15 Novembre 2023 07:00