Che cos’è il tasso di interesse legale?
Chi decide in Italia il costo del denaro? Quando è dovuta questa somma che si aggiunge ai soldi ricevuti in prestito? A quanto ammonta?
Quando un soggetto presta del denaro a un altro, quest’ultimo è tenuto a restituire al creditore il capitale ricevuto più una somma accessoria a titolo di interessi legali, sulla base di un tasso stabilito ogni anno dal ministero dell’Economia e dele Finanze. A chi si chiede, dunque, che cos’è il tasso di interesse legale si può rispondere, in maniera estremamente semplice, che quel tasso rappresenta il costo del denaro.
In linea di principio, pagare degli interessi rappresenta un’obbligazione accessoria ad un’obbligazione principale: quest’ultima, infatti, consiste nella restituzione di un debito, mentre la prima, quella accessoria, comporta il pagamento degli interessi in una determinata percentuale che dipende:
- dall’importo del debito;
- dal tempo entro il quale deve essere restituito;
- dal tasso stabilito dal Mef.
Tecnicamente, il Codice civile [1] definisce gli interessi «frutti civili» del denaro, ricavati come corrispettivo dell’utilizzo o del godimento del denaro stesso.
Gli interessi sono «legali» quando:
- sono riconosciuti per legge;
- vengono definiti per legge.
Nel primo caso, la legge riconosce l’obbligo di pagare degli interessi per il fatto che il debitore gode di una somma di denaro del creditore. Nel secondo, invece, la normativa mette nelle mani del ministero dell’Economia e delle Finanze la facoltà di stabilire con proprio decreto il tasso di interesse legale non oltre il 15 dicembre dell’anno precedente a quello cui si riferisce. Ad esempio, il tasso del 2023 è stato fissato prima del 15 dicembre 2022. Nel caso in cui venga superato questo termine, il tasso (detto anche «saggio») rimane invariato per l’anno successivo.
Dal 1° gennaio 2023, il tasso di interesse legale è stato fissato al 5%, rispetto all’1,25% dell’anno precedente. Tale misura è stata decisa in considerazione:
- del rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a 12 mesi;
- del tasso di inflazione annuo registrato.
L’ultima volta che il tasso di interesse legale era arrivato a questa soglia era stato il 1° gennaio 1997, con validità fino al 31 dicembre 1998. Il picco, però, era stato registrato nel 1990, con un saggio del 10%.
Quando sono dovuti gli interessi legali?
Gli interessi legali vanno pagati in due casi:
- per un credito liquido, cioè per una somma di denaro ben determinata (un prestito di 15mila euro, ad esempio);
- per un credito esigibile, ossia non sottoposto a vincoli o termini (ad esempio, chi decide che il pagamento avvenga dopo la scadenza di un contratto).
Differenza tra interessi legali e convenzionali
Gli interessi applicati su un debito possono essere:
- interessi legali, dovuti per legge in base al tasso fissato ogni anno dal Mef;
- interessi convenzionali, non determinati dal Ministero ma liberamente stabiliti da creditore e debitore. Rientrano in questa tipologia, ad esempio, mutui e prestiti concessi dalle banche. Possono superare la soglia di quelli legali, purché la percentuale sia espressa e accettata per iscritto. Non possono, però, oltrepassare il limite del tasso usurario. In mancanza di questo accordo negoziale, viene applicato l’interesse legale.
Esiste, in realtà, un altro tipo di interesse che è quello moratorio, applicato quando il debitore non riesce a rispettare il suo impegno verso il creditore.
Come si calcola il tasso di interesse usurario?
Per stabilire il tasso di interesse usurario si prendono come riferimento:
- le commissioni;
- le remunerazioni a qualsiasi titolo;
- le spese (escludendo quelle relative a imposte e tasse) relative al prestito.
In questo modo, viene determinato il Tegm, cioè il tasso effettivo globale medio. Il tasso medio stabilito trimestralmente dalla Banca d’Italia viene aumentato di un quarto, a cui si aggiunge il 4%. La differenza tra il tasso medio e il limite oltre il quale scatta l’usura non deve superare l’8%.
Questa regola vale, tra le altre operazioni, per:
- prestiti personali;
- finanziamenti per acquisti a rate;
- aperture di credito in conto corrente;
- mutui;
- credito revolving con carte di credito;
- operazioni di leasing e factoring.
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