Causa fiscale e oscuramento dei dati: cosa prevede la legge?
Un contenzioso con il Fisco non garantisce l’anonimato. La Cassazione ha stabilito regole e criteri da seguire. Ma quali sono?
Grazie a internet è facile reperire il testo integrale di una sentenza. Le sentenze sono atti pubblici ma il diritto alla privacy – specie in materia penale – impone di oscurare il nome delle parti che ne abbiano fatto richiesta prima dell’emissione della sentenza stessa. Ma che succede quando invece si tratta di una lite contro l’Agenzia delle Entrate? Cosa prevede la legge per le cause fiscali in tema dioscuramento dei dati personali? Le parti hanno diritto all’anonimato? Quando e come si può richiedere la “cancellazione” del nome e cognome del ricorrente? E cosa dice la Cassazione a riguardo? Scopriamo insieme le risposte a queste domande.
Posso richiedere l’oscuramento del mio nome in una causa fiscale?
Le parti coinvolte in un contenzioso fiscale non possono pretendere l’oscuramento dei loro nomi. Questo concetto è stato ribadito dalla Cassazione nella sentenza 25173/2023, che ha respinto una richiesta di anonimizzazione avanzata da una società di import-export in conflitto con l’Agenzia delle Dogane.
Perché non è possibile ottenere l’anonimato?
Le dispute relative ai dazi doganali e quelle legate alle sanzioni tributarie non contengono dati ritenuti sensibili. Questi non sono considerati come informazioni che possiedono un grado di riservatezza tale da giustificare l’oscuramento della decisione giudiziaria.
Ci sono state evoluzioni legislative sull’anonimato nel corso degli anni?
Sì, e la Cassazione fa riferimento a un cambio di rotta avvenuto nel 2011. Il decreto legge 201/2011, noto come “Salva Italia”, ha eliminato il riferimento anche alle persone giuridiche. Di conseguenza, solo le persone fisiche possono richiedere l’anonimizzazione, ma unicamente nel caso in cui deducano l’esistenza di “motivi opportuni”.
Esistono eccezioni a questa regola?
Evidentemente sì. Se la reputazione o l’onore del contribuente è messo in discussione a causa di attività illecite o comportamenti elusivi, la Cassazione ha affermato (sentenza 22561 del 2021) che sussiste un valido motivo per oscurare la sentenza tributaria.
Quali criteri considera la Corte per accettare o respingere la richiesta di oscuramento?
La sentenza della Cassazione n. 47126 del 2021 ha definito alcuni criteri guida fondamentali:
- la legittimità dei motivi;
- l’esistenza di dati sensibili;
- la delicatezza della situazione in esame.
La Corte ha sottolineato l’importanza di considerare le possibili ripercussioni negative sulla vita sociale e relazionale dell’interessato, dall’ambito familiare a quello lavorativo. Se queste conseguenze minano profondamente il diritto alla riservatezza dell’individuo, la situazione può essere ritenuta delicata.
Per valutare questi aspetti, è necessario bilanciare gli interessi in gioco, ossia la necessità di riservatezza dell’individuo e la pubblicità della sentenza.
Cosa si intende per “dati sensibili”?
I dati sensibili, come definiti dal Codice della privacy, possono variare dal nome e cognome delle parti allo stato di salute o alla vita sessuale. Se la sentenza contiene tali dati, non c’è dubbio sulla loro natura delicata.
Conclusione
Le questioni relative all’anonimato in caso di contenzioso fiscale sono complesse e richiedono un’analisi approfondita. Sebbene non sia sempre possibile garantire l’oscuramento dei dati, è fondamentale conoscere i criteri e le condizioni stabilite dalla legge. In ogni caso, è sempre consigliato consultare un legale di fiducia in materia fiscale.
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