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Attività lavorativa rumorosa in condominio: cosa rischia?

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(@angelo-greco)
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Scopri le conseguenze legali della produzione di rumori molesti in condominio, derivanti da un’attività continuativa e di come gestirle efficacemente.

Ti sei mai chiesto cosa rischia chi svolge un’attività rumorosa in condominio? Come potrebbe influire il continuo andirivieni di persone o l’uso incessante dell’ascensore sulla quiete degli altri residenti? Queste sono domande rilevanti, soprattutto se stai considerando di iniziare un’attività in un edificio condiviso.

In questo articolo, analizzeremo una sentenza emblematica della terza sezione penale della Cassazione che ha stabilito un precedente significativo per le attività rumorose in condominio. Imparerai come la legge può influenzare la gestione di tali attività e quali misure possono essere prese per minimizzare l’impatto sul benessere dei condomini.

Attività rumorose in condominio e limiti nel regolamento

La prima cosa da fare in condominio per valutare l’eventuale illegittimità dei rumori prodotti da attività lavorative è verificare se, nel regolamento condominiale, sono previsti espliciti divieti. In tal caso il condominio potrà interdire detta attività ricorrendo al giudice. Se l’appartamento è stato dato in affitto, il primo a dover agire è il locatore imponendo eventualmente lo sfratto.

La Cassazione ha tuttavia detto che tali divieti non possono essere generici. Ad esempio il semplice fatto che il regolamento proibisca attività rumorose non implica in automatico il divieto di aprire asili o attività commerciali a contatto con il pubblico. Non ci può cioè essere interpretazione estensiva: o il regolamento è specifico e si riferisce a quella specifica attività oppure andrà fatta una valutazione concreta circa l’effettivo impatto dell’attività stessa sul riposo dei condomini.

Cosa prevede la legge sui rumori molesti in condominio?

Esistono due norme che disciplinano i rumori in condominio. La prima è l’articolo 844 del codice civile a norma della quale non è possibile impedire i rumori che non superano la «normale tollerabilità». Il concetto però è quantomai generico e di difficile quantificazione. Scopo del legislatore è di rimettere la valutazione all’apprezzamento del giudice sulla base del singolo caso, delle circostanze concrete, dell’orario in cui il rumore viene prodotto, della persistenza dello stesso nel tempo, della collocazione dell’immobile (posto che in una zona residenziale è più facile avvertire come intollerabili i rumori rispetto al centro cittadino).

La violazione di tale norma implica in automatico l’obbligo di risarcire il danno e di cessare l’attività.

Per determinare un criterio interpretativo unitario, la giurisprudenza ritiene che possa ritenersi “intollerabile” il rumore che supera di 3 decibel il rumore di fondo (quello cioè proveniente dall’esterno dell’edificio).

La seconda norma che regola il rumore è di carattere penale ed è l’articolo 659 del codice penale. Questa disposizione tutela il riposo e le attività delle persone da rumori intollerabili. Si parte quindi dal concetto di intollerabilità che abbiamo visto sopra ai fini del risarcimento del danno, tuttavia il reato scatta solo quando ad essere molestati sono un numero indeterminato di persone come ad esempio tutti i condomini dell’edificio o gran parte di essi.

Dunque le cose stanno nel seguente modo:

  • quando un rumore è tollerabile, esso va sopportato;
  • quando un rumore è intollerabile ma disturba solo poche persone, esso è un illecito civile: dà quindi solo diritto al risarcimento del danno e il giudice può inibire la cessazione dell’attività;
  • quando un rumore è intollerabile ma disturba un numero indeterminato di persone, è un illecito penale: scatta cioè il reato di disturbo alla quiete pubblica. In tal caso il responsabile ne sopporta le conseguenze sia civili (ossia risarcitorie, con obbligo di cessazione dell’attività), sia penali (con conseguente condanna a seguito di querela dei condomini).

Quali sono le conseguenze legali delle attività rumorose in condominio?

Nel caso di attività rumorose, come evidenziato dalla sentenza 1746/16 della Cassazione penale, l’amministratore unico di una società che svolge lezioni private in un condominio è stato condannato a pagare un’ammenda di 300 euro a causa del rumore generato dai continui spostamenti di studenti e professori.

In buona sostanza, quando il rumore molesta gran parte degli appartamenti del condominio, è possibile:

agire in via civile per chiedere la cessazione dell’attività e l’eventuale risarcimento (previa prova del danno);

agire anche in via penale e presentare una querela per disturbo alla quiete pubblica. In tal caso, se si tratta di attività commerciale, a risponderne è il relativo amministratore.

È possibile evitare le conseguenze legali?

Sì, è possibile adottare diverse misure preventive. Ad esempio, nel caso citato, il tribunale ha suggerito che il responsabile avrebbe potuto impartire disposizioni puntuali per gestire meglio l’orario delle lezioni e la presenza degli studenti, limitando l’uso dell’ascensore e prevenendo l’accumulo di persone nei pianerottoli.

Molti tribunali, per “salvare” l’attività commerciale e nello stesso tempo non molestare la vita in condominio hanno prescritto opere di insonorizzazione delle pareti.

Cosa succede se solo alcuni condomini sono disturbati dai rumori?

Il reato di disturbo alla quiete pubblica scatta anche se a lamentarsi è un solo condomino se tuttavia il rumore può giungere potenzialmente all’orecchio di molti. Non è quindi necessario che la querela sia sporta da tutti.

Invece se il rumore è percepibile solo da pochi condomini, non c’è più il reato ma ciò non esclude il diritto del condominio di agire contro il responsabile per chiedere la cessazione dell’attività.

 
Pubblicato : 7 Giugno 2023 18:00