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Assegno postdatato: quali conseguenze?

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(@paolo-remer)
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Cosa succede a chi emette un assegno bancario o postale con data successiva a quella di rilascio e il titolo viene portato in banca per l’incasso prima della scadenza concordata.

Stai attraversando un periodo di difficoltà economica; speri sia momentaneo e nel frattempo vuoi continuare a onorare i tuoi debiti pagando i fornitori di merci e prodotti. Gli hai chiesto una breve dilazione di pagamento, che ti hanno concesso, ma in cambio di assegni che riportano una data successiva di qualche mese, quando speri che le tue condizioni finanziarie saranno migliorate. Ti hanno promesso che non incasseranno prima del termine concordato gli assegni che gli hai consegnato e tu ti fidi della parola data, ma intanto non sei tranquillo e ti chiedi: un assegno postdatato quali conseguenze legali comporta?

Assegno postdatato: è legittimo?

Un assegno bancario o postale si definisce postdatato quando riporta una data successiva a quella di emissione. Indicare una data diversa da quella reale è un falso che incide su un elemento importante di questo strumento di pagamento, trasformandolo, illegittimamente, in un titolo di credito, come una cambiale. E la cambiale è soggetta al pagamento dell’imposta di bollo, che l’emittente dell’assegno postdatato evade.

A livello civile, l’assegno postdatato non è illecito, tenendo, però, presente che l’accordo preso tra le parti, che imporrebbe al prenditore del titolo di aspettare la scadenza della postdatazione concordata per incassarlo, è nullo per legge [1]: quindi chi ha ricevuto un assegno postdatato è libero di portarlo in banca in qualsiasi momento e chiederne il pagamento a vista (per maggiori dettagli su questo aspetto leggi: “l’assegno postdatato si può portare all’incasso e pagare prima“).

Assegno postdatato: quali sanzioni?

Le cambiali sono soggette all’imposta di bollo, in misura pari al 12 per mille dell’importo (vale a dire l’1,2%). Come abbiamo visto, l’assegno postdatato equivale ad una cambiale. Quando un assegno postdatato viene presentato all’incasso prima della data riportata – e si può fare, perché l’assegno è sempre pagabile a vista – la banca per poter eseguire l’operazione deve pretendere la regolarizzazione dell’imposta dovuta.

In caso negativo dovrà informare dell’accaduto l’Agenzia delle Entrate, che emetterà un avviso di liquidazione ed accertamento, per recuperare il tributo evaso ed irrogare le sanzioni. La sanzione per chi emette un assegno postdatato è pari al 2,4% dell’importo riportato sul titolo, più gli interessi di mora in caso di ritardato pagamento. Stiamo parlando, però, dei casi in cui l’assegno postdatato risulta coperto, cioè sul conto corrente di chi lo ha emesso risulta la provvista sufficiente per pagarlo a chi lo ha portato all’incasso, altrimenti si verificherebbe la diversa e più grave ipotesi di assegno a vuoto (che può verificarsi anche per gli assegni aventi data regolare) con segnalazione al Prefetto ed irrogazione di pesanti sanzioni amministrative.

Assegno postdatato: è reato?

Dal 1999 l’emissione di un assegno postdatato (come anche di un assegno a vuoto) non costituisce più reato ed integra, come abbiamo visto, solo una violazione della normativa tributaria. Tuttavia questa esclusione di valenza penale riguarda solo la condotta di chi emette un titolo con data diversa e successiva da quella di scadenza, mentre se l’emissione dell’assegno postdatato è un elemento costitutivo di una qualsiasi fattispecie criminosa è punibile nell’ambito dello specifico reato commesso: ad esempio, potrebbe mascherare un’estorsione.

In particolare, chi emette un assegno postdatato può essere imputato di uno di questi reati, e si tratta di casi piuttosto frequenti nella pratica:

  • insolvenza fraudolenta (art. 641 Cod. pen.) se si accerta che, al momento della presentazione all’incasso, il conto corrente di traenza risulta “scoperto“, cioè privo di fondi sufficienti, e che il debitore ha svuotato apposta il conto prima di quel giorno, allo scopo di impedire il pagamento dell’assegno: in questa situazione risulta evidente che il debitore aveva assunto un’obbligazione con il proposito di non adempierla;
  • usura (art. 644 Cod. pen.), quando dalle risultanze investigative emerge che l’imputato si è fatto consegnare assegni postdatati per dilazionare la restituzione delle somme e gli interessi usurari pattuiti con la vittima;
  • truffa (art. 640 Cod. pen.), quando la consegna degli assegni postdatati come mezzi di pagamento di una prestazione rientra in un complessivo disegno di artifizi o raggiri posti in essere dall’emittente in danno del prenditore, che fiduciosamente attende il termine pattuito per l’incasso e poi non trova più la disponibilità della somma sul conto corrente, mentre l’emittente dell’assegno ha già conseguito la prestazione o ricevuto la merce o i servizi.

Per maggiori dettagli sui reati ravvisabili leggi: “Che rischia chi stacca l’assegno e poi svuota il conto?

Approfondimenti

Per ulteriori informazioni leggi anche:

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Pubblicato : 23 Dicembre 2022 14:00