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Acquisizione sanante: cos’è e come si contesta il risarcimento?

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(@angelo-greco)
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Esproprio di terreno privato: cosa significa l’acquisizione sanante di un terreno e quali sono i termini e le modalità per contestare l’indennizzo stabilito. Ecco quali sono i diritti del privato e le scadenze da rispettare.

L’acquisizione sanante di un terreno è un provvedimento mediante il quale l’amministrazione pubblica regolarizza una situazione di possesso di un immobile, spesso a seguito di irregolarità o mancanza di titolo di proprietà. In questi casi, il privato interessato può essere indennizzato per la perdita del diritto di proprietà. Tuttavia, è importante sapere che il privato ha il diritto di contestare la quantificazione dell’indennizzo stabilito dall’amministrazione se ritiene che non sia congruo. Ma procediamo con ordine e vediamo cos’è l’acquisizione sanante e come il privato può contestare il risarcimento versatogli dallo Stato. Lo faremo tenendo conto della recente sentenza della Cassazione n. 15188/2023 pubblicata il 30 maggio 2023. Ma procediamo con ordine.

Cos’è l’acquisizione sanante? 

L’acquisizione sanante è un termine legale che si riferisce a una situazione in cui un bene privato viene occupato o espropriato dallo Stato senza un contratto per ragioni di pubblico interesse. A fronte di ciò lo Stato deve un indennizzo all’ex titolare dell’immobile. Con l’acquisizione sanante l’esproprio di fatto viene quindi regolarizzato con un apposito provvedimento. In altre parole, l’acquisizione sanante avviene quando un’opera pubblica o di pubblica utilità viene realizzata su un terreno senza che sia stato emesso un decreto di esproprio preventivo, ma successivamente viene emesso un decreto retroattivo per sanare la situazione.

Quando è possibile l’acquisizione sanante?

L’esproprio può essere effettuato solo qualora sussistano i seguenti presupposti: 

  • deve essere già stata individuata, nello strumento urbanistico generale, l’opera da realizzare sul terreno oggetto di esproprio e su di essa sia sottoposta un vincolo preordinato all’esproprio; 
  • deve essere emanata una dichiarazione di pubblica utilità dell’opera da compiere; 
  • infine, deve essere corrisposto al proprietario, a seguito del decreto di esproprio, un indennizzo. Il termine “indennizzo” di distingue dal “risarcimento” innanzitutto perché non va a ristorare tutti i danni (sicché il “prezzo” corrisposto al privato non è mai pari al valore di mercato); in secondo luogo perché l’indennizzo è conseguenza di un’attività lecita perché prevista dalla legge (l’esproprio) mentre il risarcimento scaturisce da un comportamento illegale. 

Il procedimento di acquisizione sanante è un procedimento amministrativo espropriativo, soggetto all’obbligo di motivazione: grazie infatti alla motivazione il privato può verificare l’effettiva sussistenza dell’interesse pubblico alla base dell’atto di esproprio. Il provvedimento emesso ha le stesse caratteristiche di un provvedimento espropriativo, con il diritto dell’espropriato a un’indennità compensativa di cui parleremo più avanti. Pertanto, la contestazione dell’indennità nell’acquisizione sanante è devoluta al giudice ordinario.

Chi emette il decreto di esproprio? 

Nel contesto giuridico italiano, il decreto di esproprio con efficacia sanante viene emesso dalla Pubblica Amministrazione per garantire la legalità e la validità dell’occupazione o dell’esproprio. Questo provvedimento ha l’effetto di rendere legale e legittima l’occupazione o l’espropriazione che altrimenti sarebbe stata illegale o abusiva.

Finalità dell’acquisizione sanante

L’acquisizione sanante è stata introdotta per cercare di bilanciare gli interessi tra la Pubblica Amministrazione, che ha bisogno di realizzare opere pubbliche per motivi di interesse generale, e i proprietari dei terreni o dei beni coinvolti, che potrebbero subire un’occupazione indesiderata. Attraverso l’acquisizione sanante, il proprietario viene compensato per l’occupazione o l’esproprio e la Pubblica Amministrazione può procedere con l’opera pubblica in modo regolare.

Tuttavia, è importante sottolineare che l’acquisizione sanante è un concetto controverso e soggetto a interpretazioni legali. In alcuni casi, può essere oggetto di contestazioni e controversie, poiché coinvolge la privazione dei diritti di proprietà e la retroattività di provvedimenti amministrativi. Pertanto, è fondamentale che il processo di acquisizione sanante avvenga nel rispetto della legge e dei diritti delle parti interessate, e che vengano previste adeguate forme di compensazione per i proprietari colpiti.

Qual è il termine per contestare l’indennizzo in caso di acquisizione sanante?

Il privato ha 30 giorni di tempo, a partire dalla comunicazione del provvedimento di acquisizione sanante, per contestare la quantificazione dell’indennizzo stabilito dall’amministrazione.

Se il privato non presenta contestazione entro il termine di 30 giorni, si considera decaduto il suo diritto di opposizione e l’indennizzo stabilito dall’amministrazione rimane valido.

Come si contesta l’indennizzo nell’ambito dell’acquisizione sanante?

Per contestare l’indennizzo, il privato può presentare un ricorso al giudice ordinario, secondo le disposizioni dell’art. 54 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 327/2001 e dell’art. 29, comma 3, del Decreto Legislativo n. 150/2011. Come anticipato, il ricorso deve essere presentato entro il termine di 30 giorni dalla comunicazione del provvedimento.

Il giudice ordinario ha competenza esclusiva per la determinazione del giusto indennizzo nell’ambito dell’acquisizione sanante. La contestazione riguarda l’ammontare dell’indennità stabilita dall’amministrazione, e non la legittimità dell’atto, che è di competenza del giudice amministrativo.

Supponiamo che un privato riceva un provvedimento di acquisizione sanante relativo al suo terreno. L’amministrazione stabilisce un indennizzo di 50.000 euro per la perdita della proprietà. Tuttavia, il privato ritiene che l’indennizzo sia inferiore al valore reale del terreno. In questo caso, il privato ha 30 giorni di tempo dalla comunicazione del provvedimento per presentare un ricorso al giudice, contestando l’ammontare dell’indennità. Se il privato non contesta entro il termine stabilito, perde il diritto di opposizione e l’indennizzo iniziale rimane valido.

 
Pubblicato : 2 Giugno 2023 13:00