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A quale età si può entrare in discoteca?

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(@carlos-arija-garcia)
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I locali da ballo sono riservati ai maggiorenni? Chi lo stabilisce? È legittimo chiedere un documento all’ingresso o al bancone prima di servire alcolici?

Che l’età media della clientela di una discoteca si sia abbassata notevolmente negli ultimi anni, soprattutto, il sabato sera, è un dato di fatto. Che ci sia una buona fetta di avventori minorenni, cioè al di sotto dei 18 anni, è un altro dato di fatto. E che spesso qualcuno di questi ragazzini esca dal locale in condizioni, diciamo così, un po’ alterate per avere bevuto quello che non doveva è un terzo dato di fatto. Ma, se sulla somministrazioni di alcolici ai minori la legge si oppone in modo piuttosto chiaro, sull’ingresso nelle sale da ballo è possibile porre dei limiti? A quale età si può entrare in discoteca?

Fino a non molto tempo fa, esisteva una regola che valeva per tutti, contenuta nel Tulps, il Testo unico delle leggi per la pubblica sicurezza: per trascorrere una serata in un locale da ballo bisognava avere almeno 16 anni. Oggi questa norma è stata abrogata, a favore di un’atra che consente ai Comuni di stabilire l’età minima per entrare in discoteca. Non solo: anche i gestori possono decidere di consentire l’accesso solo a chi è già diventato maggiorenne.

Risultato: non esiste una soglia comune ovunque.

Come spiegato tempo fa dal Comando dei Carabinieri di Trieste, «qualora venissero rintracciati avventori con meno di 14 anni (o di 16 anni se così disposto dal sindaco del Comune competente) si verificherà la presenza all’interno del medesimo locale del previsto accompagnatore».

Come «accompagnatore» deve essere inteso colui che resta nel locale finché il minorenne si trovi all’interno. In altre parole, non bisogna limitarsi ad accompagnarlo in auto, lasciarlo alla porta e tornare dopo qualche ora per riportarlo a casa.

Limitare l’ingresso in discoteca ai soli maggiorenni pone, però, almeno due problemi:

  • come accertarsi dell’età dei ragazzi;
  • ammesso che a 16 o 17 anni venga consentito l’ingresso in discoteca, come capire che il soggetto è minorenne nel momento in cui chiede una bevanda alcolica al barista.

Per quanto riguarda il primo punto, in teoria un buttafuori o il titolare di una discoteca non sarebbe autorizzato a chiedere un documento di identità, poiché non si tratta di un appartenente alle forze dell’ordine.

Anzi, per essere precisi nemmeno esiste l’obbligo di mostrare la carta d’identità o un atro documento alle forze dell’ordine, a meno che la persona a cui viene richiesto sia sospetta o pericolosa.

Tuttavia, questa regola ha le sue eccezioni. Se la legge o una norma imposta da un’autorità stabilisce un’età minima per entrare in discoteca, il personale addetto alla sicurezza o il gestore deve poter controllare che il cliente rispetti questo vincolo. E l’unico modo per farlo e chiedere i documenti.

Lo stesso vale per le consumazioni. La legge vieta severamente di somministrare alcolici ai minorenni. Se il cliente ha meno di 16 anni, il barista commette reato e rischia l’arresto fino a un anno. La condanna comporta altresì la sospensione dall’esercizio.

Se, invece, il ragazzo ha tra i 16 e i 18 anni, non scatta il reato ma l’illecito amministrativo che comporta una pena pecuniaria da 250 a 1.000 euro.

La Cassazione [1] ha stabilito che è reato somministrare bevande alcoliche al minore di 16 anni, limitandosi a prendere atto della risposta di quest’ultimo sul superamento dell’età richiesta. In sostanza, il barista verrebbe chiamato in causa se si accontentasse della risposta del ragazzo senza verificare da un documento d’identità se effettivamente è maggiorenne.

 
Pubblicato : 8 Marzo 2023 19:00