Storia agricola di una tenuta plurisecolare
Toscana: a circa dieci minuti d’auto dal centro storico del borgo di Montalcino si posiziona Tenuta Argiano, cantina di prestigio e presidio di una viticoltura organico-rigenerativa, guadagnatasi uno spazio anche tra i versi di Giosuè Carducci. Villa Bell’Aria è il nucleo di questo complesso di proprietà signorili dal 1580 e ha visto sfilare i nomi di importanti famiglie aristocratiche tra cui Tolomei, Pecci e Caetani Lovatelli, fino al presente, in cui viene amministrata da Bernardino Sani. In occasione della quarta puntata di Conversazioni in Vigna, la serie di Gastronomika sulla vendemmia del 2023, l’agronomo Francesco Monari racconta il Metodo Argiano in una panoramica che coniuga modelli di viticoltura innovativi e ricerca dell’alta qualità.
Esposta a sud e situata a un’altitudine di circa trecento metri sul livello del mare, la tenuta gode di un’ottima irradiazione solare e di un clima ottimale per la crescita delle viti che qui coprono una superficie totale di circa sessanta ettari. Che il terroir della regione fosse particolarmente adatto alla crescita della vite è un dato di fatto: sede di un oceano preistorico ritiratosi circa cinque milioni di anni fa, il terreno di Montalcino è ricco di argilla e sedimenti calcarei di origine marina, due minerali che rendono il substrato estremamente fertile.
Monari, che opera tra questi filari da oltre vent’anni, ha assistito alla “svolta agricola” che dal 2015 ha completamente cambiato l’approccio dell’azienda alla coltivazione. Si è lanciato un programma di mappatura di tutti terreni vitati utilizzando degli speciali “sonar” per capire dove il terreno fosse più o meno compatto. L’esito dei carotaggi effettuati a completamento della rilevazione ha rivelato che le aree in cui crescono le viti che producono i risultati migliori sono quelle ricche in materiale argilloso, perché qui le radici della vite penetrano più in profondità, assorbendo meglio i microelementi della terra che le ospita.
L’insegnamento che ne deriva è che conoscere il suolo e le sue esigenze, ancor prima della pianta, migliora esponenzialmente la resa qualitativa del raccolto. Con la ricerca si è rivoluzionato il modo di operare, non si vendemmiano più interi vigneti ma singole parcelle, una micro-zonazione che assicura di raccogliere l’uva quando è giunta al giusto grado di maturazione e permette di esprimere al massimo l’identità del territorio di Montalcino. Frutto di questi studi è anche la scoperta di un nuovo cru all’interno di uno dei vigneti più longevi dell’azienda, da cui nasce il Brunello di Montalcino Docg “Vigna del Suolo”, tra i vini che meglio rappresentano la tipicità dell’azienda e del terroir di questa zona.
L’anno scorso si è individuato anche un altro cru, relativamente giovane e dunque non ancora adatto al Brunello è stato destinato alla produzione di un Rosso di Montalcino che si aggiunge al repertorio di etichette della tenuta, tra cui figurano Brunello di Montalcino Docg, Non Confunditur e Solengo (SuperTuscan). La cura del terreno da Argiano passa anche da una gestione interamente naturale, dopo ogni vendemmia infatti si effettuano dei sovesci che consentono al suolo di arricchirsi nuovamente di microelementi e microorganismi necessari al buono stato delle viti, i nutrienti non sono mai apportati artificialmente.
Negli anni, la selezione genetica ha progressivamente modificato il vitigno principe dell’azienda, il Sangiovese. Quella che era originariamente una varietà delicata, con un acino dalla buccia sottile e facilmente preda delle malattie, è stato rinforzato fino a ottenere una pianta dal frutto pieno, di buone dimensioni e che cede grande struttura e colore al vino. Le giovani viti vengono aiutate anche nel momento dell’impianto mediante l’utilizzo e l’inseminazione di funghi simbiotici sulle radici, funghi le cui ife aumentano il potenziale di estensione delle radici della vite anche fino a cinquecento-seicento volte. Come risultato, la pianta è più resiliente nei confronti dei piccoli stress causati dal cambiamento climatico.
Pioniera del risparmio idrico e promotrice di un’agricoltura tecnologicamente all’avanguardia, Tenuta Argiano è anche la prima azienda del territorio di Montalcino ad aver eliminato integralmente la plastica monouso, sia nei processi produttivi sia in quelli di accoglienza e amministrazione.
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