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Sempre più tedeschi chiedono lo scioglimento di Afd ma non sarebbe né semplice, né utile

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(@luigi-daniele)
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Negli scorsi giorni, centinaia di migliaia di persone, in Germania, hanno partecipato alle manifestazioni contro Alternative für Deutschland, il partito dell’estrema destra tedesca. Le mobilitazioni hanno riguardato tutti i principali capoluoghi e molti centri minori, anche nei Länder dove Afd è tradizionalmente forte, coinvolgendo sempre migliaia di persone, ben oltre i numeri attesi, e divenendo un caso nazionale. Ad Amburgo e Monaco gli organizzatori locali hanno addirittura dovuto annullare gli eventi, perché centinaia di migliaia di persone (rispettivamente centomila e duecentomila) stavano affluendo nei luoghi indicati, rendendo impossibile garantire l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone nella folla. 

Il caso scatenante delle manifestazioni è stata la rivelazione, a opera di Correctiv, di un incontro tenutosi a novembre tra alcuni vertici di Afd e altre sigle minori dell’estrema destra, in cui si sarebbero gettate le basi per un progetto che i partecipanti hanno chiamato «remigrazione»: di fatto, l’espulsione forzata non solo di «cittadini non assimilati», cioè immigrati, rifugiati, tedeschi di origine straniera e cittadini attivi nell’accoglienza, che nei progetti di Afd e di Martin Sellner, fondatore del Movimento Identitario Austriaco e figura di spicco dell’estrema destra germanofona, andrebbe attuato in circa dieci anni selezionando uno Stato africano specifico in cui inviare le persone così individuate (calcolate in circa due milioni). 

Lo scandalo suscitato dall’inchiesta, ripresa da tutti i principali media tedeschi, unita al fatto che attualmente il partito è intorno al venti per cento nei sondaggi, ha scatenato proteste e manifestazioni, riaccendendo anche il dibattito sulla possibilità di mettere al bando Afd per violazione dell’articolo 21 della costituzione tedesca, che vieta le organizzazioni che abbiano l’obiettivo di sovvertire l’ordine democratico della Repubblica Federale Tedesca e/o l’esistenza stessa della Repubblica. 

Bandire il partito, però, non è facile. Dal punto di vista legale, la Corte Costituzionale dovrebbe non solo giudicare Afd contraria ai valori democratici della Costituzione, ma anche ritenerla concretamente in grado di sovvertire la Repubblica (condizione che mancò, ad esempio nel 2017, nel caso del Partito Nazionale Tedesco, giudicato dalla Corte apertamente neonazista, ma di fatto ininfluente nella vita del Paese).

Oltre alle diversità interpretative sull’effettiva pericolosità del partito, da più parti si fa notare che la questione solleverebbe un grande problema politico. Attualmente, infatti, Alternative für Deutschland è il secondo partito nei sondaggi dopo la Cdu, storico partito di centrodestra, e mettere fuori legge un partito con un consenso in salita potrebbe avere un effetto boomerang su alcune fasce della popolazione, che si avvicinerebbero all’estrema destra. Nei socialdemocratici della Spd e nei Verdi aumentano le voci favorevoli al bando, e la stessa ministra dell’Interno Nancy Faeser (Spd), non esclude l’abolizione del partito. Friedrich Merz, leader della Cdu, ha però liquidato la questione come un tentativo di «soppressione della realtà». Alice Weidel, presidente di Afd che nei giorni scorsi ha affermato che in caso di vittoria indirebbe un referendum per l’uscita della Germania dall’Unione europea, ha già sfruttato il dibattito sullo scioglimento per presentare il suo partito come vittima di «uno spirito anti-democratico». 

Al di là del dibattito sullo scioglimento di Afd, però, si pone un problema di rappresentanza politica per quella parte della società tedesca che è preoccupata dall’estrema destra, cioè la maggioranza. Le grandi manifestazioni dei giorni scorsi sono state un segnale fortissimo e rivitalizzante per la Germania, agendo in maniera decisiva per contestare la narrazione rassegnata che vede l’ascesa di Afd come inarrestabile in vista delle europee. 

Quelle piazze, tuttavia, erano fortemente eterogenee, e vedevano insieme elettori di centrodestra, socialdemocratici, verdi, associazioni del terzo settore, attivisti per l’accoglienza ai rifugiati, parrocchie, sinistra radicale e ogni settore della società tedesca contraria alle idee illiberali e neonaziste di Afd. Componenti fortemente frammentate a livello elettorale, specialmente in un Paese come la Germania, dove il sistema proporzionale scoraggia le grandi aggregazioni tra soggetti molto diversi tra loro. 

In questo scenario, contrastare elettoralmente la crescita dell’estrema destra può essere complicato. La Cdu è l’unico partito che ha talvolta annoverato nelle sue fila esponenti favorevoli un dialogo con Afd, ma negli scorsi giorni la faccenda si è complicata a seguito della scissione dell’Unione dei Valori (Werteunion), una ex corrente del partito che ha deciso di formare un soggetto politico autonomo e i cui leader hanno affermato di non vedere come un tabù il dialogo con l’estrema destra in Parlamento.

La questione, quindi, è quanto la destra tedesca si dimostrerà in grado di fungere da barriera verso ogni legittimazione parlamentare di Afd, nonostante il guadagno elettorale che ne potrebbe derivare nel breve termine. Al tempo stesso, la Cdu e la Csu dovranno evitare che nella cultura profonda della loro base non si sviluppino simpatie verso Afd, facilitando lo scivolamento a destra del loro elettorato. 

Determinante, ovviamente, sarà anche l’operato del governo Scholz nei due anni che lo separano dalle elezioni. La guerra in Ucraina e la crisi che ne è scaturita ha scombinato l’agenda del governo negli ultimi due anni, ma negli scorsi mesi Scholz ha dimostrato di voler rilanciare l’azione del suo governo ritornando su alcuni temi sociali cari al suo partito e agli alleati Verdi. Nella loro capacità di tenere a bada i liberali della Fdp, opposizione interna al governo, si giocherà una parte consistente del recupero di consensi dei partiti attualmente in maggioranza, e un potenziale calo del malcontento che viene cavalcato da Afd. 

 
Pubblicato : 25 Gennaio 2024 05:45
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