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Secondo Donald Trump la candidata Harris mina lo stato di Israele

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(@linkiesta)
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L’ultima sparata di Donald Trump contro Kamala Harris: se vince lei gli stessi ebrei che sostengono Biden saranno abbandonati senza remore. Nel suo discorso alla Coalizione ebraica repubblicana di Las Vegas, il candidato alla presidenza ha anche detto di voler risolvere il problema del reinsediamento dei rifugiati nelle aree al confine con Gaza e di voler arrestare i «teppisti pro-Hamas» che commettono atti di vandalismo e distruzione. Un riferimento abbastanza esplicito agli studenti universitari che manifestano nelle piazze da settimane.

Per il resto Trump ha abbozzato poche proposte concrete di politica mediorientale dedicate al suo possibile secondo mandato. E poi ha iniziato con il suo sport preferito, il tiro alla Harris. Ma questa volta ha osato molto, definendo una catastrofe per Israele la potenziale presidenza di Kamala.

«Sarete abbandonati e dovrete spiegarlo alla vostra gente» ha esordito Trump, «non avrete più uno stato di Israele se lei dovesse essere eletta presidente». Una sparata senza argomentazioni ma con un discreto numero di fake news. 

Poi ha toccato il nervo scoperto delle università, affette da un alto tasso di antisemitismo. Secondo Trump con Harris alla Casa Bianca gli atenei più prestigiosi perderebbero la loro autorevolezza proprio per la scelta di queste istituzioni, di accogliere e talvolta fomentare la propaganda anti Israele.

«Io mi impegnerò affinché i college la smettano di fare finta di niente in merito all’odio verso gli ebrei che cova nelle aule. Così perderanno il sostegno federale», ha dichiarato Trump, davanti a una platea di oltre mille donatori e sostenitori di origine e cultura ebraica.

Questo aspetto della strategia comunicativa elettorale, in ogni caso, è forse uno dei pochi a essere condiviso da quasi tutti i repubblicani, che ultimamente su molti altri temi si mostrano poco tolleranti nei confronti del populismo trumpista. Il pesante senso di insicurezza che ha colto le comunità dopo il 7 ottobre  e dopo l’esplosione del conflitto ha diviso e reso diffidenti le famiglie ebraiche. I repubblicani dopo le proteste proPal hanno iniziato ad accusare i democratici di strisciante antisemitismo e negli ultimi mesi i gruppi di protesta si sono spesso trovati a difendersi, sottolinenando la differenza tra una critica legittima al governo Netanyahu e una solidarietà incondizionata al popolo di Tel Aviv, che non sarebbe mai venuta meno.

Certo è che non aiuta il fatto che l’Associazione delle università americane, che rappresenta i 70 atenei più importanti del paese, fatichi a dare risposte ufficiali alla stampa su questo tema. Anche lo staff che conduce la campagna elettorale di Harris non ha commentato l’ultimo discorso di Trump, mentre la candidata si è limitata a esprimere il forte sostegno a Israele e, naturalmente, ha respinto le richieste di alcuni membri del partito democratico che spingevano affinché Washington riconsiderasse l’invio di armi a Israele a causa dell’elevato numero di vittime palestinesi a Gaza.

 
Pubblicato : 6 Settembre 2024 08:32