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Perfect Days ci insegna che si può essere felici anche pulendo i bagni pubblici

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(@lidia-baratta)
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Si può esser felici lavorando come addetto alla pulizie dei bagni pubblici. Guardare Hirayama, protagonista del film “Perfect Days” di Wim Wenders, impegnarsi a fondo per pulire le bellissime toilette di Tokyo disegnate dagli archistar, fa ripensare a tutti i discorsi triti e ritriti sul lavoro degli ultimi anni. Tra grandi dimissioni, quiet quitting, attraction, retention, remote working e soft skill.

Hirayama, che mentre va al lavoro ascolta Redondo Beach di Patti Smith e la sera legge William Faulkner, si impegna così tanto nella pulizia delle toilette pubbliche da arrivare a usare uno specchietto per controllare che non ci siano macchie residue di pipì o altro negli angoli non visibili di water e lavabo. Costruisce con le sue mani nuovi attrezzi per pulire meglio. E lo si vede addirittura sistemare la carta igienica con il triangolino all’inizio del rotolo, come quella che si trova negli hotel.

La cura con cui Hirayama innaffia ogni mattina i suoi bonsai o mette ordine tra le sue preziose musicassette degli anni Settanta è la stessa che usa nel ogni giorno per pulire quei bagni, noti per la cura e la pulizia, che sono un vero bene comune dei cittadini di Tokyo.

Mentre guardiamo il film, ci sorprendiamo a provare una certa pace, e anche un certo senso civico, seguendo il lavoro «perfetto» (come i giorni del titolo) di questo efficientissimo addetto dei bagni pubblici.

Insieme a lui, gesto dopo gesto, mattina dopo mattina, non proviamo più quello schifo iniziale immaginando l’odore nauseabondo dei wc usati e riusati. Hirayama si diverte tra uno spruzzino e un mocio da strizzare. Tanto di ingaggiare un tris a distanza con un frequentatore dei bagni. Lo si vede sorridere quando lascia entrare un avventore, aspettando diligentemente fuori dalla porta. E ride insieme a una signora che scopre che, girando la maniglia, le pareti trasparenti del bagno diventano improvvisamente coprenti.

E non avremmo mai pensato, noi presi dalle call e dalle email che sperano «di trovarti bene», di associare la parola divertimento a un lavoro come questo. Impantanati negli slogan dei convegni sul lavoro, avremmo associato il divertimento al lavoro dell’art director, dello scrittore, del reportagista impegnato in giro per il mondo. Ma forse neanche a quelli.

E ci si chiede: ma com’è che questo signore di mezza età vive «i giorni perfetti» del titolo facendo un lavoro che comporta togliere le macchie di pipì degli sconosciuti e raccogliere pezzi di carta igienica sporchi gettati a terra? Come fai ad ascoltare Lou Reed mentre vai al lavoro e poi a non essere frustrato dal dover passare lo straccio a terra per pulire il vomito di qualcuno che ha bevuto troppo?

Eppure ogni mattina all’alba, dopo aver risistemato il suo futon, Hirayama guarda sempre al cielo con un sorriso quando apre la porta della sua piccola casa, prima di prendere una lattina di caffè al distributore automatico e salire sul suo furgoncino Daihatsu. Non lo vediamo mai lamentarsi. Sbadiglia sull’uscio solo una volta. Viene da pensare agli sbuffi e ai borbottii continui di certi impiegati allo sportello dei nostri uffici pubblici. Ma è l’unico pensiero negativo che ci distoglie da quella pace che arriva dal lavoro di addetto alle pulizie dei bagni pubblici.

Hirayama fa ogni giorno il suo giro di pulizie, mangia due tramezzini su una panchina, si ferma nello stesso ristorante allo stesso tavolo, va a lavarsi nello stesso bagno pubblico. E nel fine settimana sviluppa il rullino di una Olympus con cui fotografa le foglie degli alberi e poi va a fare il bucato in una lavanderia a gettoni. Non sappiamo quanto guadagna. Sappiamo però solo che, dopo aver prestato qualche banconota a un collega, finisce per avere il portafoglio vuoto dovendosi ingegnare per fare benzina al suo furgoncino rimasto a secco.

«Ma com’è che ti impegni così tanto in un lavoro così brutto?», gli chiede il giovane collega insoddisfatto e tutt’altro che brillante, che con una mano guarda i video sullo smartphone e con l’altra passa distrattamente uno straccio sul water. Il ragazzo si dimette da un giorno all’altro, costringendo Hirayama a fare il doppio turno anche per lui. Ma non è la solita filippica sui giovani che non vogliono più sacrificarsi per fare i lavori di una volta. Il giorno dopo, si presenta una giovane ragazza ben truccata che, con un piglio disciplinato e un abbozzo di sorriso, è pronta a prendere servizio. Perché si può essere felici anche pulendo i bagni pubblici.

 
Pubblicato : 18 Gennaio 2024 05:45