Per la decarbonizzazione bisogna moltiplicare le aree d’azione
Il 26 novembre sarà la prima Giornata Mondiale del Trasporto Sostenibile indetta dall’Onu. La mobilità sostenibile è un contenitore molto ampio: se ne può parlare in termini di mobilità attiva; quindi, privilegiando gli spostamenti a piedi o in bicicletta, oppure si può approfondire il tema dal punto di vista della decarbonizzazione del settore dell’automobile. Nel 2035 sarà vietata la vendita di furgoni e auto a motore termico, ma l’Unione Europea ha inserito una deroga per i carburanti sintetici, escludendo i biocarburanti. Nonostante le difficoltà che riguardano la mobilità sostenibile, però, la partita è ancora aperta.
«Dal 2021 abbiamo deciso di aprire un dibattito che fino ad allora sembrava chiuso – ha affermato Guido Guidesi, assessore della Regione Lombardia allo sviluppo economico –. Lo abbiamo fatto chiarendo che noi non vogliamo cambiare gli obiettivi, anzi ne vogliamo essere protagonisti. Vogliamo dare un contributo anche da un punto di vista dell’innovazione tecnologica». Per riaprire il dibattito sulla mobilità sostenibile è necessaria una pluralità di trazione per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione, quindi aumentare gli investimenti e i settori d’investimento: è una questione sociale, economica, ambientale, tutto insieme. «Abbiamo convocato la filiera dei carburanti lombarda, rappresentata da tutti i protagonisti della filiera dei singoli carburanti e abbiamo ragionato con loro rispetto a questa tematica».
Ne è uscito il “manifesto per la mobilità sostenibile lombarda” che ha riaperto la discussione a livello europeo su tre elementi principali: il fattore ambientale, per cui è stata fatta una valutazione non solo sull’impatto del mezzo utilizzato, ma anche sul suo ciclo-vita; il fattore economico, che sottolinea la difficoltà per alcune aziende di riconvertirsi. «Ci siamo chiesti se questi posti di lavori potessero continuare a esistere in funziona del raggiungimento degli obiettivi dal punto di vista della sostenibilità ambientale – continua Guidesi –. Nello spostare la strategia su un know-how che non disponevamo non è stato semplice». L’ultimo fattore essenziale è quello sociale: il fatto che non tutti i cittadini europei non potessero permettersi l’utilizzo e l’acquisto di un’automobile. «È una selezione che non ci possiamo permettere: non ci possono essere cittadini di serie A o serie B. Gli obiettivi li raggiungeremo se utilizzeremo tutte le possibilità che ci vengono offerte dall’innovazione tecnologica, dalle nostre aziende, dalla qualità dei loro lavoratori e della ricerca universitaria. Lì è nata la questione del biocarburante». La mobilità del 2035, quindi, sarà una mobilità che consentirà di girare con dei mezzi diversi, una pluralità di trazione che permetterà di raggiungere gli obiettivi ambientali.
Secondo i dati del 2019, dai trasporti deriva circa un quarto delle emissioni dei gas climalteranti. La sostenibilità è quindi sempre più importante anche per quanto riguarda la produzione dei biocarburanti, che sempre più spesso vengono realizzati con prodotti di scarto, come scarti alimentari o oli esausti da cucina. «Il discorso è complesso e va affrontato in modo concreto – ha affermato Luigi Arcozzi-Masino, responsabile marketing di Eni Live, la società di Eni dedicata alla mobilità sostenibile –. I biocarburanti sono meglio perché sono composti da materiale biogenico e consentono un abbattimento dell’anidride carbonica che va dal sessanta al novanta per cento a seconda delle materie prime con cui sono stati prodotti».
Di recente, Eni Live ha lanciato un progetto che punta a una sostenibilità sociale e ambientale in Africa, dove verranno prodotti degli oli da piccole comunità di agricoltori. «Abbiamo appena cominciato, ma nel 2025 il venti per cento della produzione pensiamo sarà alimentata da questi oli e il restante da prodotti di scarto».
Tra i vari progetti di Eni c’è anche ALT: una stazione di servizio aperta in collaborazione con Niko Romito, che diventa un hub portando l’alta cucina su strada, proponendo un nuovo modello di ristorazione. «Abbiamo deciso di affiancare i nostri clienti nel percorso che porterà la mobilità elettrica a ripensare anche il concetto di sosta – ha raccontato Arcozzi-Masino –. Con l’elettrico si dovrà avere una sosta più lunga, una “sosta utile” mentre si ricaricano i propri mezzi. Con Niko Romito abbiamo voluto proporre una democratizzazione dell’alta cucina. Quando si viaggia c’è chiunque sulla strada, tutti abbiamo le stesse esigenze e dobbiamo tutti avere la possibilità di accedere a un buon pasto a un prezzo normale».
-
Verso un settore della moda sostenibile e digitale
1 mese fa
-
L’intelligenza artificiale può insegnare all’uomo qualcosa sulla sua umanità
2 mesi fa
-
Le indagini sul fondatore di Telegram Pavel Durov
3 mesi fa
-
La pioggia di falsi tweet della propaganda russa sull’attentato a Mosca
8 mesi fa
-
L’intelligenza artificiale è nemica della creatività?
8 mesi fa