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L’inclusione lavorativa delle persone rifugiate e la responsabilità sociale che migliora la competitività

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(@claudio-solda)
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Nel 2023, secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, 114 milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria casa a causa di guerre, violazioni dei diritti umani, disastri ambientali, disuguaglianze economiche. Molte di queste non hanno abbandonato il proprio Paese di origine, ma nei primi sei mesi dei 2023 erano oltre trentasei milioni coloro che sono fuggiti all’estero: oltre sei milioni dalla Siria, altrettanti dall’Afghanistan, 5,9 milioni solo dall’Ucraina, i tre Paesi con il maggior numero di persone che cercano una nuova possibilità di vita oltre i confini della propria terra.

Sempre nel 2023, in Italia, Adecco ha avviato al lavoro tremila persone rifugiate e, a livello mondiale, si impegna ad assumerne 85mila e a formarne o riqualificarne altre 17mila entro il 2027. Seppur apparentemente marginale rispetto alla portata globale del fenomeno, il nostro impegno è diretto a costruire percorsi di inclusione concreti, utili a contribuire al dibattito sulla gestione del fenomeno stesso.

Già quindici anni fa, in Italia, abbiamo cominciato a occuparci nello specifico di persone rifugiate, richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale, attraverso l’attività di Fondazione Adecco. L’abbiamo fatto perché da sempre crediamo nell’inclusione e nel valore della diversità, anche come fattore di competitività.

La scelta di occuparci dell’inserimento lavorativo delle persone rifugiate e, in generale, di tutte le persone che si trovano in situazioni di svantaggio, è quindi, innanzitutto, espressione dei nostri valori, della volontà di attuare in maniera concreta il nostro percorso di sostenibilità, senza dimenticare l’impatto positivo sul business. Come è noto, infatti, in questo momento storico molte aziende faticano a trovare i candidati di cui avrebbero bisogno. Ecco, dunque, che risulta fondamentale ampliare la platea di potenziali lavoratori e lavoratrici con persone provenienti da altri Paesi e che sono alla ricerca di una nuova opportunità di vita.

A tal fine Adecco, attraverso il proprio ruolo di player del mercato del lavoro, ha implementato percorsi di inserimento al lavoro di persone rifugiate. Nel 2023 il risultato raggiunto è stato del venti per cento più alto rispetto al 2022, e il nostro obiettivo è di mantenere il trend di crescita almeno fino al 2027.

La struttura dei nostri percorsi ha come base il bilancio di competenze della persona, che serve a valutare la sua possibilità di inserimento, a cui seguono corsi di lingua italiana e di formazione professionale. Fondamentale è attuare un’analisi dei bisogni personalizzata: il conflitto in Ucraina, ad esempio, ha portato nel nostro Paese molte donne, madri, per le quali è stato necessario adottare misure destinate alla cura dei figli (come, ad esempio, il servizio di baby-sitting), che consentissero loro di partecipare ai programmi di formazione.

Il nostro ruolo si sviluppa su tre livelli di intervento: il primo è evidentemente il matching, cioè mettere in contatto la persona rifugiata con le aziende; il secondo è la capacità di fare rete, con altri soggetti, enti, organizzazioni no profit e istituzioni, per dare risposta alle diverse dimensioni del bisogno della persona, da quello abitativo a quello della mobilità territoriale, da quello della salute a quello della gestione familiare. Infine, ci poniamo come interlocutore dei policy maker, indicando buone prassi che potrebbero essere replicate e messe a sistema.

Offriamo così un contributo al percorso di sostenibilità del futuro del nostro Paese: la demografia ci prospetta una significativa contrazione della forza lavoro interna nei prossimi cinque/dieci anni, in grado di mettere a rischio il nostro sistema produttivo. Una pianificazione oculata dei flussi migratori potrebbe contribuire a rispondere a questa esigenza e un efficace percorso di accesso al lavoro costituirebbe il primo pilastro per un’inclusione virtuosa delle persone rifugiate, uscendo dalle logiche dell’emergenza con cui, in molti casi, il fenomeno è stato finora gestito.

*Claudio Soldà è CSR & Public Affairs Director di The Adecco Group Italia

 
Pubblicato : 21 Marzo 2024 05:45