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Le vite sconosciute di chi ha allungato la longevità umana

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(@riccardo-chiaberge)
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L’allungamento della vita umana è stata la vera, grande rivoluzione degli ultimi due secoli. Come è potuta avvenire? Chi e che cosa l’ha resa possibile? Le risposte piú ovvie puntano il dito sui vaccini, sugli antibiotici che hanno debellato molte delle malattie infettive piú micidiali del passato. Ma quante vite hanno risparmiato altre invenzioni non legate alla medicina, come le cinture di sicurezza? Si calcola che il loro uso dimezzi le probabilità di decesso in un incidente. Se il cantante Rino Gaetano, quel 2 giugno del 1981, si fosse allacciato la cintura, forse sarebbe ancora tra noi, e anche Diana Spencer avrebbe avuto qualche chance in piú di uscire viva dal tunnel de l’Alma. E che dire del casco, per il quale – come racconto nel libro – dobbiamo dire grazie a Lawrence d’Arabia? O del frigorifero, o del latte pastorizzato?

Molto spesso si è trattato di un insieme di innovazioni che con il loro effetto combinato hanno trasformato le condizioni di vita delle persone. Per esempio, il wc collegato a sistemi fognari più efficienti, che separano le acque reflue da quelle potabili: una svolta che inizia intorno al 1860, dopo che è stato individuato il meccanismo di infezione del colera e delle altre malattie trasmesse dall’acqua. Può accadere che sia il colpo di genio (o di fortuna) di un individuo a fare la differenza, tipico il caso della scoperta casuale della penicillina da parte di Alexander Fleming – anche se la storia, come vedrete, è un po’ complessa. Ma la regola è piuttosto un concorso di intuizioni, un exploit di intelligenza collettiva. E invece di un oggetto, il fattore cruciale può essere una “meta-innovazione”, nuove idee magari in un campo diverso dalla salute, o nuove istituzioni che possono amplificare le idee salvavita: pensiamo alla nascita della Food and Drug Administration (Fda) e degli enti simili sorti in tutti i paesi sviluppati, che ci permettono di distinguere un farmaco genuino da una pozione magica e vigilano sugli effetti collaterali.

Accanto al lavoro degli scienziati, è stato determinante l’impegno di politici, attivisti, riformatori sociali, che hanno gettato le basi della way of life di tutti noi cittadini del mondo industrializzato, una realtà di cui tanti, specie dopo la pandemia, tendono a enfatizzare solo gli aspetti negativi. L’Occidente corrotto e depravato contro cui inveiscono gli ayatollah di Teheran e il patriarca russo Kirill, la modernità detestata in ugual misura dagli ultraconservatori e dai fanatici della cancel culture: cioè quella felice convergenza tra scienza, tecnologia, mercato, democrazia e diritti civili che ci ha garantito secoli di progresso, e senza la quale non saremmo mai riusciti a produrre a tempi di record dei vaccini efficaci contro un virus terribile e sconosciuto.

Basta confrontare due semplici dati: nel 1918 l’influenza Spagnola uccide, secondo le stime piú caute, cinquanta milioni di persone in tutto il mondo, un secolo dopo le vittime del Covid sono meno di sette milioni su oltre settecentosessantacinque milioni di contagi accertati.

Il sentiero su cui camminiamo è ancora oggi costellato di mine, e ognuno di noi può saltare in aria in qualsiasi momento. Ma una volta le mine erano ben più numerose, ce n’erano a ogni passo, e molte sono state disinnescate. Qui raccontiamo le vite di alcuni degli artificieri che hanno partecipato a questa grandiosa operazione di bonifica. Gente che faceva i mestieri più diversi, medici e scienziati certo, ma anche ingegneri, chimici, orologiai, mercanti di tessuti, nobildonne, sindacaliste, operaie immigrate, dive del cinema, guru indiani e fondatrici di sètte cristiane fondamentaliste. Non sono solo storie edificanti, e i protagonisti non sono tutti eroi o eroine senza macchia.

In queste pagine incontrerete donne temerarie che precorrono le conquiste della scienza, o che si battono per la trasparenza nel mercato dei farmaci o per i diritti sul lavoro, ricercatrici che danno una spinta decisiva alla produzione di penicillina, emigrati ucraini, polacchi e sudamericani, profughi dell’Italia fascista e della Germania di Hitler, biologi che sacrificano la loro vita al bene dell’umanità. Ma incontrerete anche chi fa esperimenti sui bambini o sevizia cani e scimmie, chi si accaparra un Nobel non del tutto meritato e tenta con ogni mezzo di infangare il rivale, chi discrimina le donne e mobbizza i collaboratori, chi nella sua autobiografia dimentica di citare la moglie che ha lavorato con lui, chi vuole proibire ai ragazzi di masturbarsi o si converte all’eugenetica, chi si lascia sedurre dai miti nazionalisti e aiuta a produrre esplosivi o armi chimiche.

Eppure, anche se alcuni di questi personaggi possono risultare francamente sgradevoli, e li prenderemmo volentieri a schiaffi, a tutti loro dobbiamo essere grati, perché ognuno, nel suo ambito, ha dato una mano al “grande sminamento”. Magari non ne ha beneficiato personalmente (tra loro c’è chi muore giovane, o prima del giusto) ma ha aggiunto almeno un piccolo tassello alla formula della longevità.

Da “La formula della longevità” di Riccardo Chiaberge (Neri Pozza), 288 pagine, 18,00 euro

 
Pubblicato : 17 Novembre 2023 04:45
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