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Le implicazioni ambientali e climatiche delle dimissioni di António Costa

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(@roberta-cavaglia)
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Il primo ministro portoghese António Costa si è dimesso il 7 novembre dopo aver scoperto di essere indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta che riguarda la concessione di permessi per estrarre litio in due giacimenti situati nel Nord del Portogallo e produrre idrogeno verde nell’impianto di Sines, uno dei principali porti e centri industriali del Paese. 

In carica dal 2015, negli ultimi anni Costa ha fissato obiettivi climatici ambiziosi per il Portogallo e ha promosso grandi progetti e investimenti nel settore delle energie rinnovabili. Le sue dimissioni potrebbero vanificare i suoi sforzi per accelerare la transizione energetica portoghese e gettare un’ombra sui progetti già in corso. 

Le presunte irregolarità che hanno portato alle dimissioni di Costa riguardano Green Flamingo, il progetto avviato dall’azienda olandese Resilient Group per produrre idrogeno verde in Portogallo e inviarlo ai porti di Paesi Bassi, Danimarca e Germania. Nel 2019, il governo portoghese aveva annunciato la collaborazione di tre aziende portoghesi al progetto: lo stesso anno, una denuncia anonima aveva segnalato alle autorità la possibilità che ci fossero stati trattamenti di favore nei confronti di queste aziende. 

Da lì, le indagini si sono allargate ad altri progetti legati alla transizione energetica, come la concessione di permessi per estrarre litio dalle riserve portoghesi. Il Portogallo ha una delle riserve dedotte – individuate ma non sfruttate – di più grandi in Europa di litio, un materiale fondamentale per produrre non solo computer e smartphone, ma anche pale eoliche e batterie ricaricabili per le auto elettriche. Per questo motivo, da qualche anno molte aziende fanno a gara per assicurarsi i permessi dell’Agenzia portoghese per l’ambiente (Apa). 

Nello specifico, nonostante si trovi all’interno di una zona classificata come patrimonio agricolo mondiale dalla Food and agriculture organization (Fao), a inizio anno l’Apa ha autorizzato l’azienda britannica Savannah Lithium a sfruttare il giacimento di Covas do Barroso. A settembre, l’agenzia aveva dato il via libera per estrarre litio anche in un secondo giacimento nella stessa zona, quello di Montalegre, alla società portoghese Lusorecursos. 

Entrambe le decisioni dell’Apa sono al centro delle indagini delle autorità portoghesi, oltre a essere state accompagnate da numerose manifestazioni da parte delle associazioni ambientaliste della regione, preoccupate per le conseguenze che l’apertura delle due miniere avrebbero sul paesaggio, sulla fauna locale, sull’approvvigionamento di acqua e sulla salute degli abitanti della zona.

Litio e idrogeno verde sono solo due dei tasselli del più ampio progetto di decarbonizzazione e transizione energetica di cui Costa ha messo le basi negli ultimi otto anni. Il segretario generale del Partito Socialista portoghese è stato uno dei primi leader europei ad abbracciare la causa climatica, fissando obiettivi ambiziosi: neutralità carbonica entro il 2045 (la scadenza imposta dall’Unione europea è il 2050) e ottanta per cento dell’energia proveniente da fonti elettriche entro il 2026, oltre ad anticipare la chiusura delle centrali a carbone di due anni, nel 2021. 

Per raggiungere questi obiettivi, Costa ha favorito lo sviluppo di numerosi progetti legati al settore energetico, tra cui la costruzione di un complesso idroelettrico sul fiume Tâmega capace di immagazzinare quaranta milioni di kWH (una quantità di energia pari a quella che consumano undici milioni di persone nelle loro case durante ventiquattro ore) e quella di un parco fotovoltaico che, una volta completato, sarà il più grande d’Europa ed eviterà il consumo annuo di trecentosettanta milioni di metri cubi di gas. Entrambi i progetti sono stati promossi da Iberdrola, il colosso spagnolo specializzato  nella produzione, distribuzione e commercializzazione di energia elettrica e gas naturale. 

Per incentivare gli investimenti nel settore delle rinnovabili e rispettare gli obiettivi climatici, nel 2022 Costa fatto approvare un pacchetto di misure che hanno semplificato le procedure di installazione di impianti di produzioni di idrogeno verde e di alcuni tipi di turbine eoliche e pannelli solari, che a oggi non devono essere soggetti a procedure di valutazione ambientale. 

Questa decisione del governo è stata contestata da numerosi collettivi ambientalisti, tra cui l’organizzazione Zero. «Accelerare [la transizione] è necessario, ma così verrà dato il via libera a progetti che danneggiano l’ambiente. Il grande errore del governo è dare la colpa dei ritardi all’ambiente, e non alla burocrazia», ha commentato in un’intervista Francisco Ferreira, presidente di Zero e professore di Scienze e Tecnologia all’università Nova di Lisbona. 

L’indagine in corso, oltre a mettere in discussione l’impegno di Costa e del suo governo nei confronti della transizione energetica, potrebbe rallentare i progetti legati alle energie rinnovabili già avviati e disincentivare le aziende (portoghesi e non) a investire nel settore.

Il rischio più grande, però, viene dalla politica: non è ancora chiaro, infatti, se il presidente della Repubblica portoghese Marcelo Rebelo de Sousa nominerà un nuovo primo ministro o indirà elezioni anticipate. Nel secondo caso, è possibile che Chega, il partito di estrema destra che alle scorse elezioni era stata la terza formazione politica più votata dalla popolazione portoghese, possa migliorare i suoi risultati elettorali e tentare di entrare in un nuovo governo di coalizione. Un’eventualità che potrebbe danneggiare non solo il futuro del Paese, ma anche quello del clima. 

 
Pubblicato : 9 Novembre 2023 05:45