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La quotidianità impossibile degli armeni che vivono in Azerbaijan

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(@marilisa-lorusso)
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Pubblicato originariamente su Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa

Come gli azeri di Armenia, anche gli armeni di Azerbaijan hanno conosciuto una progressiva riduzione. Nel 1926, gli armeni in Azerbaijan erano circa duecentoottantaduemila, il 12 per cento della popolazione. Questo numero è rimasto relativamente stabile fino al 1959, quando è aumentato leggermente a 388.025, mantenendo comunque la proporzione del 12 per cento.

Tuttavia dagli anni ‘70 in poi si è registrato un evidente declino della percentuale di popolazione armena. Nel 1979, il loro numero era di 475.486, il 7,9 per cento della popolazione totale. Nel 1989, c’erano 390.505 armeni, solo il 5,6 per cento della popolazione.

È una cifra che ovviamente includeva la presenza armena in Nagorno Karabakh che si attestava al di sopra di 120mila persone. Nel censimento del 2019 – che non includeva chiaramente il Karabakh secessionista – solo centosettantotto cittadini in Azerbaijan si identificavano come armeni. Ma se si confrontano le statistiche, si nota che il numero di parlanti armeno è superiore al numero di chi si riconosce come armeno.

Questo dà credibilità alle fonti non ufficiali che suggeriscono che la popolazione armena residente nei territori azeri al di fuori del Nagorno Karabakh vari da ventimila a trentamila individui. Come per gli azeri rimasti in Armenia e Karabakh, questa minoranza sarebbe costituita principalmente da persone sposate con azeri o di origine mista armeno-azera.

Tra coloro che probabilmente non sono sposati e non hanno origini miste, si stima che vi siano seicentoquarantacinque individui (trentasei uomini e seicentonove donne). La maggior parte di questi individui (trecentosettantotto, o il 59 per cento degli armeni residenti in Azerbaijan al di fuori del Nagorno Karabakh) si trova a Baku, mentre il resto vive in zone rurali. È un gruppo esiguo e probabilmente comprende anziani e malati che potrebbero non avere supporto familiare.

Lo status degli armeni, rimasti un pugno di persone rispetto alla nutrita comunità del passato, è complesso, con le chiese armene chiuse, l’ampia emigrazione degli armeni e il lascito psicologico degli scontri etnici passati.

Nei report periodici la European Commission against Racism and Intolerance (ECRI) ha sistematicamente sollevato la questione della condizione degli armeni in Azerbaijan. Nel 2007 per esempio sottolineava che «Il clima negativo, principalmente derivante dal conflitto del Nagorno Karabakh, non ha solo un impatto sugli armeni che vivono in Azerbaijan ma anche gli azeri o ONG che assistono gli armeni nel tentativo di esercitare i loro diritti fondamentali. Questi sarebbero vittime di minacce anonime, campagne diffamatorie su alcuni media e molestie da parte di alcune autorità. Spesso vengono pubblicamente e falsamente accusati di “avere radici armene” e di tradimento verso l’Azerbaijan. […]»

ECRI osserva che finora le autorità azere non hanno adottato misure adeguate per proteggere le persone interessate. ECRI ha espresso preoccupazione per la mancanza di opportunità per i membri della società civile di riprendere il dialogo e favorire la piena riconciliazione di tutte le persone che vivono nella regione e il ripristino della fiducia reciproca tra i membri delle diverse comunità.

Un allarme caduto nel vuoto, mentre la riconciliazione ha continuato ad allontanarsi. La situazione sarebbe solo peggiorata dopo l’istituzione della lista nera di persone che visitavano il Karabakh e il progressivo scongelamento della guerra, che ha portato a una serie di brevi e consistenti conflitti nel 2016, 2020, 2022 e infine alla caduta del Karabakh nel 2023.

Dov’era la comunità
Quando gli armeni erano presenti come comunità pienamente riconosciuta e consistente, erano concentrati nel Nakhchivan, in città come Elisavetpol/ Gəncə, Sumqayıt. Altre zone abitate da armeni hanno subito una forte decrescita demografica a seguito degli scontri di inizio ventesimo secolo.

Secondo la tradizione armena, il Nakhchivan fu fondato da Noè ed è storica terra armena. Il controllo del Nakhchivan è passato a diversi imperi e dinastie che ne hanno alterato la composizione demografica.

Il Trattato di Mosca del 16 marzo 1921, tra la Russia bolscevica e la Turchia, pose il Nakhchivan in Azerbaijan insieme alla regione di Sharur-Daralayaz, con una popolazione prevalentemente azera, stabilendo un confine, seppur breve, tra la Turchia e l’Azerbaijan.

La popolazione armena gradualmente diminuì a causa dell’emigrazione. Nel 1916, gli armeni costituivano il 40 per cento della popolazione della regione del Nakhchivan, ma nel censimento sovietico del 1926 rappresentavano solo l’11 per cento.

Nel 1979, questo numero era sceso al 1,4 per cento. Nel frattempo, la popolazione azera aumentò significativamente, alimentata da una maggiore natalità e immigrazione, passando dall’85 per cento nel 1926 al 96 per cento nel 1979.

La presenza demografica e storica armena è scomparsa. Nel 2006 a Julfa i soldati azeri hanno distrutto una delle più importanti – se non la più importante – raccolte di khachkar (le croci armene) dal cimitero risalente al periodo medievale.

Gli armeni di Gəncə, Sumqayıt, Baku sono per lo più fuggiti a seguito dei pogrom scoppiati a ridosso della guerra in Karabakh, insieme ad abitanti di vari paesini colpiti dalla così detta «operazione anello» cioè l’accerchiamento di insediamenti armeni e l’attacco accompagnato da una campagna volta a causare la fuga della minoranza e il suo ricollocamento in Armenia.

L’articolo prosegue su Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa

 
Pubblicato : 16 Luglio 2024 03:45