forum

La nuova (e necessa...
 
Notifiche
Cancella tutti

La nuova (e necessaria) unione tra movimenti ecologisti e sindacati

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
45 Visualizzazioni
(@novella-gianfranceschi)
Post: 7
Eminent Member Registered
Topic starter
 

Autunno caldo, quello del 1969 in Italia, definito così per le proteste studentesche e gli scioperi operai. Anche quello che stiamo vivendo attualmente, però, potrebbe rivelarsi memorabile. Non solo per le temperature estive del mese di ottobre, ma anche per ciò che sta succedendo (e succederà) nelle piazze del nostro Paese. In questo contesto, a unire la crisi climatica e la tutela dei lavoratori è il movimento Fridays for future (Fff), che si sta avvicinando in maniera inedita a collettivi operai e sindacati.

A due giorni dal Laudate Deum, l’esortazione apostolica sull’emergenza climatica di Papa Francesco, i membri del movimento fondato da Greta Thunberg hanno chiamato cittadini e cittadine alla «resistenza climatica contro il negazionismo di Stato», portando la loro rabbia lungo le strade di trentacinque città italiane (il 6 ottobre). 

Il movimento italiano aveva deciso di saltare lo sciopero globale per il clima del 15 settembre 2023 e rimandare la data di qualche settimana per darsi il tempo di spargere la voce tra scuole e università: «Siamo soddisfatti della partecipazione che c’è stata», ha detto Ester Barel, portavoce nazionale dei Fridays for future, che poi ha aggiunto: «Il 15 settembre abbiamo fatto sentire la nostra voce in un modo diverso, oggi invece manifestiamo con il tradizionale corteo».

I partecipanti non sono quelli del 2019, ma la complessità dell’elaborazione politica del movimento è cresciuta. In questo autunno caldo, infatti, attiviste e attivisti di Fff si stanno unendo ai presidi dei lavoratori della Marelli, che minaccia di licenziare trecento operai della fabbrica di Crevalcore, vicino Bologna. «Ogni vertenza climatica impatta sul terreno sociale, perché questa crisi è figlia della diseguaglianza», si legge in un post sulle pagine social di Fff.

Ad approfondire l’impatto del cambiamento climatico sulle disuguaglianze di reddito è stata Elisa Palagi, ricercatrice in Economia presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. I risultati di uno studio del 2022, condotto da Palagi e colleghi, hanno mostrato che le anomalie nelle precipitazioni e le temperature estreme colpiscono principalmente i più poveri, e in generale tendono a ridurre la crescita del Pil pro capite. «Le proiezioni del nostro studio indicano che l’ottantasei per cento dei Paesi analizzati diventerà più povero entro la fine del secolo a causa del cambiamento climatico, e che le disuguaglianze di reddito globali aumenteranno, specialmente nei Paesi in via di sviluppo in cui l’occupazione è fortemente concentrata in agricoltura», spiega a Linkiesta Palagi.

In Germania, la saldatura – inimmaginabile fino a poco tempo fa – tra sindacati e movimenti ecologisti è arrivata nel giorno dello sciopero globale del 15 settembre. I Fridays tedeschi hanno manifestato accanto al sindacato dei lavoratori del trasporto pubblico. «D’ora in poi diremo chiaramente che protezione del clima significa giustizia sociale», aveva dichiarato la portavoce tedesca Luisa Neubauer, invitata in Italia dal Papa per parlare di giustizia climatica. Contattata da Linkiesta, l’attivista ha detto che «unire le lotte sociali a quelle ambientali è fondamentale per aumentare il potere e l’urgenza delle azioni per il clima». In Germania, aggiunge Neubauer, «il movimento sta organizzando uno sciopero di massa che unirà a marzo 2024 lavoratori, lavoratrici, attivisti e attiviste. «È fantastico vedere più Paesi muoversi in questa direzione», dice commentando la situazione italiana.

Fridays for future Italia è vicina anche ai lavoratori dell’ex-Gkn di Campi Bisenzio, vicino Firenze. La fabbrica del settore automobilistico ha chiuso e licenziato quattrocentoquarantadue dipendenti per delocalizzare la produzione nell’Europa orientale, dove il costo del lavoro è più basso. I lavoratori entrano quindi in presidio permanente, occupando lo stabilimento: nasce il Collettivo di fabbrica Gkn. «Ci siamo uniti perché abbiamo deciso di convertire la fabbrica in un’industria che sia veramente green», dice a Linkiesta Valentina Baronti del Collettivo. Il piano di reindustrializzazione principale prevede la produzione di pannelli fotovoltaici fatti con materiali provenienti dal Sud del mondo, sostenibili e smaltibili. «Il progetto è innovativo, ma necessita di tanta tecnologia e formazione dei lavoratori», continua Baronti. Una soluzione che sembra avere bisogno di fondi pubblici.

Ne è convinto anche Gabriele Rocchi della segreteria della Cgil Lombardia: «Chiediamo al governo delle politiche industriali a lungo termine che tengano conto di lavoratori e ambiente», dice mentre sfila nel corteo milanese per il clima. «Tanti studi fatti sul settore automotive hanno dimostrato che la conversione all’elettrico si può fare senza perdere posti di lavoro, ma c’è bisogno di un piano di governo che impedisca la delocalizzazione delle fabbriche e che investa nella formazione dei lavoratori», aggiunge.

C’è quindi bisogno di politiche fiscali diverse per affrontare la pervasività dell’emergenza climatica. Secondo la ricercatrice Elisa Palagi, si possono attuare tre possibili tassazioni: «Un’imposta sui patrimoni elevati, un’imposta sulle plusvalenze finanziarie e immobiliari e un’imposta sui profitti delle multinazionali». Palagi spiega che l’introduzione di una patrimoniale sull’un per cento più ricco dei contribuenti dell’Unione europea genererebbe un gettito pari allo 0,6 per cento del Pil dell’Ue.

«Tutte e tre le proposte di tassazione – patrimoniale sui “super ricchi”, imposta sugli extraprofitti e imposta sulle multinazionali – sono strade percorribili per recuperare le risorse sufficienti a coprire le spese necessarie per le politiche di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico». La buona notizia è che, almeno in Europa, povertà e fondi per la crisi climatica sono questioni risolvibili con gli stessi interventi fiscali: «La mancata realizzazione di queste misure è una scelta politica: difendere l’attuale status quo pro-disuguaglianza», conclude la ricercatrice. 

 
Pubblicato : 7 Ottobre 2023 05:00