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Duecentotrenta ucraini sono stati riportati in patria in uno scambio di prigionieri

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Duecentotrenta ucraini sono stati riportati a casa in uno scambio di prigionieri. Si tratta di duecentoventiquattro militari, di cui duecentotredici tra soldati e sergenti e undici ufficiali, e sei civili. L’annuncio ufficiale è di Volodymyr Zelensky. «La nostra gente è a casa. Oggi abbiamo rimpatriato oltre duecento guerrieri e civili dalla prigionia russa», ha scritto il presidente ucraino sui suoi canali social. «Ringrazio tutti coloro che, nonostante tutte le difficoltà, riportano a casa la nostra gente», ha aggiunto. «Sono grato ai nostri difensori. Stiamo facendo ogni sforzo per riportare a casa tutta la nostra gente che è ancora prigioniera in Russia». Kyjiv ha dovuto negoziare con Mosca, e lo ha fatto con la mediazione degli Emirati Arabi Uniti, in quello che su tutte le testate internazionali viene definito «un complesso processo di negoziazione».

Lo scambio è stato confermato anche da Dmytro Lubinets, commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino. «Si tratta dei difensori della città di Mariupol, dell’isola dei Serpenti, ci sono difensori che erano ad Azovstal. Sono soldati delle Forze armate dell’Ucraina, del Servizio di guardia di frontiera dello Stato, della Guardia nazionale e della difesa territoriale», ha scritto Lubinets su Telegram.

È stato il quarantanovesimo scambio di prigionieri dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022. La notizia è stata data inizialmente dal ministero della Difesa, che ha riportato in patria duecentoquarantotto prigionieri.

Come aveva spiegato l’Economist, non esiste una dottrina da seguire in fatto di scambi di prigionieri, soprattutto quando ci sono di mezzo i civili. È vero che c’è una prassi consolidata in ambito militare:si tratta per lo più di regole non scritte per cui due Stati in guerra possono scambiarsi prigionieri feriti per ragioni umanitarie, o personale militare di pari livello. In ambito civile, però, o quando i due Paesi non c’è un codice a cui attenersi.

Intanto l’intelligence militare ucraina fa sapere che il partito politico di Vladimir Putin, Russia Unita, starebbe reclutando ultras delle squadre di calcio per arruolarli come esercito privato per combattere in Ucraina. Secondo la direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, ai mercenari sarebbero stati promessi duecenteoventimila rubli al mese. «Per la maggior parte delle reclute, il primo combattimento è un biglietto di sola andata», scrive l’agenzia di intelligence. «I russi non accettano i morti e i feriti gravi tra la “carne da cannone” reclutata sul campo di battaglia. Vengono registrati come “dispersi” per non pagare i rubli ai parenti per il capofamiglia mandato a morte da Mosca».

 
Pubblicato : 3 Gennaio 2024 19:02
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