Conte è il re dell’ambiguità su Israele e Ucraina, e il Pd comincia a capirlo
“Full metal jacket”. Questo è il film che Giuseppe Conte consiglia a Elly Schlein «perché Letta ha messo l’elmetto al Pd e lei non l’ha ancora tolto». Innanzitutto, verrebbe da chiedergli, come si permette? Come si permette di rivolgersi in questo modo, da gruppettaro attempato, a Elly Schlein, una donna che per storia, cultura e azione politica certo non ha mai avuto «l’elmetto», né lei né, ci permettiamo di dire, i suoi sostenitori.
E se c’è un merito storico di Enrico Letta è quello di aver collocato il Partito democratico al fianco della Resistenza ucraina, altro che Full metal jacket, quel film è diventato realtà per colpa di Mosca e Hamas. Ma poi cos’è, quest’«elmetto»? È forse il simbolo di chi in questi incredibili giorni si è schierato senza infingimenti al fianco di un popolo, quello d’Israele, massacrato con un’azione degna delle SS? Se è in questo senso, certo, l’avvocato ex del popolo e ormai solo della propria convenienza l’«elmetto» non se l’è mai messo: tutta l’Italia ha l’impressione che Giuseppe Conte, già in asse con Vladimir Putin all’inizio della pandemia – quando fece entrare misteriosi camion russi non si sa bene per fare cosa – l’amico Giuseppi di The Donald, quest’uomo che non ha alzato un sopracciglio quando si trattò di firmare i decreti sicurezza di Matteo Salvini e nemmeno quando pur di restare al potere cambiò alleanze, beh, questo Giuseppe Conte dà sempre l’idea di dire una cosa e pensarne un’altra quando si tratta di aiutare militarmente i soldati di Kyjiv o di schierasi senza se e senza ma dalla parte di Israele.
Il capo del Movimento 5 stelle, re dell’ambiguità, dice e non dice, condanna questo ma anche quello, gioca con le parole come nelle udienze in pretura, minaccia di denunciare il capo della comunità ebraica milanese Walker Meghnagi che ha gridato i suoi dubbi sulla collocazione dell’avvocato a fianco di Israele e va a far visita alla Comunità ebraica di Roma, esprime una slavata solidarietà ma chiede meno spese militari: ma chi è davvero, Conte? E ora arriva l’inaudita accusa alla segretaria del Partito democratico.
Perché lo fa? Lo fa perché ha capito benissimo che in Italia c’è tutta un’area grigia, quella che qui abbiamo chiamato il “partito né né”, e che ieri sul Corriere della Sera Aldo Grasso ha definito il «postillatore», quello del «sì però» che impazza nei talk show soprattutto di La7, la rete (non il Tg) specializzata in una inedita forma di cerchiobottismo grazie alla promozione di troppi mattocchi, la tv di Elena Basile, Alessandro Di Battista e del Lenin dei pazzoidi Alessandro Orsini.
E dunque Conte, stante la fermezza sinora dimostrata da Partito democratico, Azione, Italia Viva in asse con Forza Italia e Fratelli d’Italia (ieri giustamente Maurizio Molinari salutava questa sintonia tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein), vede questo potenziale bacino di consensi tutto da rosicchiare come un topo nel formaggio, un’area che si protende pericolosamente verso l’estremismo free Palestine, strillato da ragazzotti che non afferrano che i palestinesi sono vittime dei tagliagole di Hamas, tutto un pezzo di popolazione antisionista a un millimetro dall’antisemitismo, quello che Jean Paul Sartre nel lontano 1946 descriveva così: «Se un uomo attribuisce tutte o parte delle disgrazie del paese e delle sue disgrazie personali alla presenza di elementi ebraici della comunità, se egli propone di rimediare a questo stato di cose privando gli ebrei di alcuni dei loro diritti o escludendoli da certe funzioni economiche e sociali o espellendoli dal territorio o sterminandoli, si dice che costui è di opinioni antisemite».
Tutta gente che non ha capito, o finge di non capire, che l’attacco è all’esistenza di Israele, attacco non “politico” ma terroristico: e sono molti gli italiani che fanno finta di non capire. Siamo dunque davanti a un cinica operazione acchiappavoti, non è la prima (cos’altro era il reddito di cittadinanza?) e non sarà l’ultima, ma certo questa ultima reincarnazione di Conte è la più ignobile. Vuole partecipare alla manifestazione del Partito democratico che si terrà a Piazza del Popolo a Roma l’11 novembre, una protesta contro la politica economica del governo, l’avvocato vuole rubare l’inquadratura alla segretaria con l’elmetto, ma non sappiamo come sarà il mondo a quella data, cosa sarà successo nel frattempo.
È molto probabile la parola d’ordine dell’iniziativa non potrà non tenere conto di quello che che sta accadendo in quella zona del pianeta e della nuova minaccia jihadista su scala mondiale e dunque non potrà non essere (anche e soprattutto) una manifestazione senza ambiguità contro il terrorismo, come tante altre volte purtroppo la sinistra ha dovuto organizzare nei decenni passati, quando le Brigate rosse e Prima linea mietevano vittime ogni santo giorno. Sperabilmente in piazza ci saranno bandiere ucraine e israeliane, anche se non ci metteremmo la mano sul fuoco, e comunque Ucraina, Israele, Gaza, vengono prima del salario minimo e della legge di Bilancio. L’ordine del giorno è cambiato. Non è il momento dell’ambiguità. Anche per questo Giuseppe Conte non dovrebbe essere gradito.
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