Conigli, mare, terrazzamenti e vigne
Quando lo incontri, lo sguardo di Massimo Piccin è focalizzato su un orizzonte fisico e temporale diverso da quello che vediamo noi comuni mortali. Se così non fosse, non si sarebbe forse innamorato di una vigna completamente abbandonata, incastonata tra i muretti a secco di una collina a picco sul mare, all’isola del Giglio. Ha strappato le viti alla natura, le ha riportate in vita quando poteva, le ripiantate dove non ce n’erano più, e ha ridato vita, bellezza e visione a un terroir dove l’Ansonica la fa da padrone e la vinificazione è un affare eroico.
Qui, di fronte al mare e al sole dell’isola più vicina al grossetano, Massimo da Vittorio Veneto con determinazione, ha deciso di realizzare un’utopia, e di raccogliere il patrimonio enologico storico per farne qualcosa di completamente nuovo, di nuovamente identitario, di potentemente territoriale.
“Assaggiamo la terra. Ascoltiamo i suoi segni, portiamo in superficie l’essenza che sta alla radice. Il tempo è la nostra risorsa più preziosa.”
Ogni vite è un pezzo di questo piccolo progetto, che si innesta su un’azienda più grande, sulla terraferma. Perché l’imprenditore visionario, poetico e sognatore, ha anche dato vita a Podere Sapaio, manifesto di un pensiero, progetto desiderato, percorso che ha preso forma e messo radici in quel della Bolgheri più blasonata. In realtà anche lì nel 1999 si muovono i primi passi dove si presentava solo la nuda terra: l’ascolto del mare e il dialogo con il territorio sono stati in grado di tradurre la visione, espressione di un approccio contemporaneo e di un’armonica sinergia fra uomo e ambiente. Proprio come è successo su questa altura digradante verso lo splendido mare del Giglio, presente e incombente in vigna ma anche negli acini, e finalmente nei bicchieri. Sapaio e Volpolo sono i due protagonisti, custodi dell’identità bolgherese, mentre Paradiso dei Conigli è il macerato di Ansonica che viene dalla vigna delle Secche: vino “utopico” come recita l’etichetta, vino in grado di raccontare un luogo ma anche capace di mettere in bottiglia la visione e lo sguardo sognante di Massimo. Vittorio Veneto nelle radici, Giglio nel cuore, uno spunto internazionale nel processo di vinificazione.
Questo vino utopico è un vino molto importante, e a livello enologico è fatto in maniera pulita ma tradizionale. Riporta a quella terra e alla tradizione di fare vino sull’isola, come lo fanno da sempre. Ti fa affiorare ricordi, emozioni e sapori, se sei stato al Giglio e ne senti la mancanza, lo bevi per ritornare sull’isola. È forse proprio questo il dovere di un vino fatto in un territorio difficile come quello: il prodotto che ne risulta può piacere o no, ma fra tante omologazioni è un vino vero, fatto con “buon senso”, in grado di restituire davvero l’identità del luogo.
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